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Sessualità Sexting e Coronavirus. Come si cambia per non morire

Una nuova sessualità a distanza

La necessità di ridurre i casi di Covid-19 e di contenere il contagio ha imposto l’impossibilità di avere contatti, di uscire e di frequentare posti, con la conseguente limitazione sempre più forte della socializzazione. Il Coronavirus è un potentissimo stressor a causa della paura del contagio che obbliga alla distanza fisica e psichica delle persone. La maggiore attenzione al rischio di contrarre la patologia ha condotto ad una totale revisione delle abitudini in termini di sicurezza, a partire dal sesso. La gente oggi tende a pensare in primis alla tutela della propria ed altrui salute, applicando precauzioni efficaci ed astenendosi dai comportamenti rischiosi. Con la pandemia c’è stato un radicale cambiamento del modo di vivere ed un consequenziale riadattamento. Alla ridotta possibilità di occasioni ed incontri si è sostituita una forma di comunicazione a distanza, veicolata dalle strumentazioni tecnologiche.

I social network

Quando si era liberi dai divieti ed indipendenti dal contesto, i social network sono stati considerati come la causa della riduzione dei contatti fisici e concreti. Ad oggi invece, in quarantena, gli smartphone, i pc ed i tablet sono diventati lo strumento di connessione e fonte di relazioni sessuali.

La nuova pratica del sexting

È così che si è iniziato a parlare della pratica del sexting, come sostituto al rapporto tradizionale e come antidoto, derivante dalle parole “sex” e “texting”, riguardante appunto l’invio di foto, testi ed immagini sessualmente esplicite attraverso internet. Il sesso virtuale consente di mantenere viva l’eccitazione, di conseguenza, tiene unite le coppie distanti, che vedono limitata la possibilità di raggiungersi, che non possono incontrarsi pur essendo nella stessa città o addirittura nello stesso quartiere. In alcuni casi, con lo stress e la preoccupazione per l’avvenire, si è andati incontro ad un calo della libido.

Anche il sexting può aiutare

Ecco che il sexting è diventato la chiave per alimentare l’aspetto intimo e confidenziale, il mezzo per accrescere la sessualità e la sensualità. L’isolamento mette a dura prova l’equilibrio psicofisico ed emotivo della persona, così questa pratica, insieme all’autoerotismo, può fungere da ausilio.  Si va oltre l’aspetto corporeo, per raggiungere una dimensione quasi ludica, per evadere dalla pesantezza della vita quotidiana. La stimolazione attraverso le fantasie erotiche può aiutare a raggiungere il piacere.

Come aiutare la sessualità nel coronavirus

Dunque, sempre in misura controllata e responsabile, il sesso online, così come l’uso funzionale di pornografia, possono risultare una risorsa utile per la carenza di stimoli. Forniscono una gratificazione immediata ed aiutano a superare la paura. Per quanto riguarda la pornografia, nel periodo di quarantena, l’Italia è stato il Paese dove si è registrato il maggior incremento di interesse femminile, con una crescita del 36%, rispetto al 24% degli uomini. Secondo quanto riportato dal sito web Pornhub, in generale c’è stato un incremento delle visite di oltre il 50%, soprattutto durante le ore notturne, conseguenza della vita sedentaria e del disordine dei ritmi circadiani.

Le iniziative di Cybersex nel web

A tal proposito, alcuni siti pornografici hanno proposto degli abbonamenti gratuiti. È stato costatato che il sexting oramai è una pratica che si sta facendo man mano strada anche tra le coppie più tradizionaliste. Ne sono una prova i dati statistici, che riportano un incremento del 58% delle donne e del 47% degli uomini. Le app di dating, come Meetic o Badoo, hanno avuto un picco subito dopo il decreto #iorestoacasa ed un successivo calo con l’avanzare delle restrizioni e delle successive misure preventive. C’è stato un aumento del 30% di traffico dall’inizio di quarantena, soprattutto nel Nord Italia e, tra le tante più note, Tinder ha fornito anche delle precauzioni per la tutela della persona, creando una card precauzionale, che appare una volta fatto il “match”, vale a dire l’accoppiamento con un altro profilo.

I limiti del Cybersex

Il sesso virtuale però è importante che sia vissuto come sperimentazione e che non diventi un comportamento compulsivo. Il rischio è quello di sviluppare un’ossessione ed andare incontro ad una forma di new addiction, riconosciuta come cybersesso o internet addiction. Tra gli svantaggi a cui porta questa compulsività si osservano: Alienazione; impoverimento e scomparsa del desiderio sessuale; aumento a volte ossessivo per alcune parti del corpo, derivato dall’eccessiva attenzione rivolta a tali parti sullo schermo. Più tempo trascorso online, diminuzione delle ore di sonno e perdita di altri interessi. Iniziale euforia ed emozioni negative a seguire, tra cui un forte senso di colpa ecc. Ciò a cui si potrebbe arrivare, senza la consapevolezza e responsabilità nel fare le cose, è un isolamento nell’isolamento.

La pratica del sexting

Con il Covid-19 ed il cambiamento delle abitudini relazionali, si è posta l’attenzione sul sexting, ma è necessario dire che questa pratica esisteva già. Lo scambio di fantasie e pensieri sessuali non è un fenomeno nuovo, secondo quanto detto nella Ted conference del 2016 dalla sessuologa esperta Amy Adele Hasinoff. I primi mezzi per parlare di sesso furono le lettere d’amore, sostituite poi dalle polaroid e dalle telefonate, fino a giungere alla scoperta di internet, delle chat e dei social network.

Una sorta di riscossa della tecnologia che con la possibilità di essere vissuta come un gioco dona alle persone il modo di rivivere il piacere della vita. La pratica del sexting, come sostituto al rapporto tradizionale diventa l’antidoto per la paura di ammalarsi. Sexting, derivante dalle parole “sex” e “texting”, riguarda appunto l’invio di foto, testi ed immagini sessualmente esplicite attraverso internet che stimolano la mente.

Gli effetti positivi del sexting

Il sesso virtuale consente di mantenere viva l’eccitazione, di conseguenza, tiene unite le coppie distanti, e forse anche quelle vicine. Coloro che vedono limitata la possibilità di raggiungersi, fisicamente ma anche emotivamente, che non possono incontrarsi pur essendo nella stessa città o addirittura nello stesso quartiere. Ma forse anche condividendo lo stesso letto che la pandemia ha trasformato in una specie di costrizione. In alcuni casi, con lo stress e la preoccupazione per l’avvenire, si è andati incontro ad un calo della libido, ecco che il sexting è diventato la chiave per alimentare l’aspetto intimo e confidenziale, il mezzo per accrescere la sessualità e la sensualità.

Il Sexting può aiutare l’equilibrio emotivo

L’isolamento mette a dura prova l’equilibrio psicofisico ed emotivo della persona, così questa pratica, insieme all’autoerotismo, può fungere da ausilio. Si va oltre l’aspetto corporeo, per raggiungere una dimensione quasi ludica, per evadere dalla pesantezza della vita quotidiana. La stimolazione attraverso le fantasie erotiche può aiutare a raggiungere il piacere, dunque, sempre in misura controllata e responsabile. Il sesso online, così come l’uso funzionale di pornografia, possono risultare una risorsa utile per la carenza di stimoli, forniscono una gratificazione immediata ed aiutano a superare la paura.

Pornografia

Per quanto riguarda la pornografia, nel periodo di quarantena, l’Italia è stato il Paese dove si è registrato il maggior incremento di interesse femminile, con una crescita del 36%, rispetto al 24% degli uomini. Secondo quanto riportato dal sito web Pornhub, in generale c’è stato un incremento delle visite di oltre il 50%, soprattutto durante le ore notturne, conseguenza della vita sedentaria e del disordine dei ritmi circadiani. A tal proposito, alcuni siti pornografici hanno proposto degli abbonamenti gratuiti. È stato constatato che il sexting oramai è una pratica che si sta facendo man mano strada anche tra le coppie più tradizionaliste, ne sono una prova i dati statistici, che riportano un incremento del 58% delle donne e del 47% degli uomini.

Meetic , Badoo, Tinder

Le app di dating, come Meetic o Badoo, hanno avuto un picco subito dopo il decreto #iorestoacasa ed un successivo calo con l’avanzare delle restrizioni e delle successive misure preventive. C’è stato un aumento del 30% di traffico dall’inizio di quarantena, soprattutto nel Nord Italia e, tra le tante più note, Tinder ha fornito anche delle precauzioni per la tutela della persona. Questa ha  creato una card precauzionale, che appare una volta fatto il “match”, vale a dire l’accoppiamento con un altro profilo.

I limiti che non vanno oltrepassati

Il sesso virtuale però è importante che sia vissuto come sperimentazione e che non diventi un comportamento compulsivo. Il rischio è quello di sviluppare un’ossessione ed andare incontro ad una forma di new addiction, riconosciuta come cybersesso o internet addiction. Tra gli svantaggi a cui porta questa compulsività si osservano: alienazione; impoverimento e scomparsa del desiderio sessuale. Aumento a volte ossessivo per alcune parti del corpo, derivato dall’eccessiva attenzione rivolta a tali parti sullo schermo. Più tempo trascorso online, diminuzione delle ore di sonno e perdita di altri interessi. Iniziale euforia ed emozioni negative a seguire, tra cui un forte senso di colpa ecc. Ciò a cui si potrebbe arrivare, senza la consapevolezza e responsabilità nel fare le cose, è un isolamento nell’isolamento.

Affettività e sessualità nei giovani

Il sexting, utilizzato come strumento di sperimentazione, educazione o distrazione, quindi, non è una novità. Soprattutto tra i giovani adulti o tra gli adolescenti. La pandemia si presenta come un’occasione per sdoganare i tabù intorno a questa pratica, che è divenuta l’elemento vicario della sessualità al giorno d’oggi. Da diverso tempo ormai internet rappresenta lo strumento di supporto, che aiuta i ragazzi ad esplorare la sessualità. Parlare con un genitore o un adulto di sesso per la prima volta spesso causa imbarazzo, vergogna e disagio. Per questo le chat, i social e le condivisioni sembrano diventare la scelta più consona.

La sessualità dei giovani e il web

È possibile leggere sul web e ricavare info su come avere un rapporto sicuro oppure è possibile osservare un filmato pornografico, per ben capire come funziona una determinata pratica sessuale. Inoltre, i social network e le nuove forme di comunicazione hanno modificato il modo in cui i ragazzi del terzo millennio vivono i rapporti sentimentali.  Lo sguardo posato sullo smartphone preclude ogni possibilità dell’adolescente medio di un reale contatto con l’altro, spingendo sempre più la relazione verso lo “schermo”. I gesti, gli sguardi e gli altri segnali del corpo passano in secondo piano, l’attrazione ed il piacere vengono sperimentati attraverso la chat ed i messaggi diventano l’unico filo conduttore. Si dovrebbe abbandonare l’idea stereotipata dell’ingenuità o dell’innocenza adolescenziale, che riguarda ancor’oggi molti genitori, poiché è proprio questo il periodo delle prime cotte, delle attrazioni, delle prime occasioni e dunque il periodo di vera e propria sperimentazione sessuale.

L’incremento della sessualità mediatica tra i giovani

In questi ultimi anni, già prima della pandemia e del distanziamento forzato, c’è stato un incremento di sessualità mediatica ed un aumento del piacere digitale, con la crescita continua dell’utilizzo di app di dating. Dunque, scambiarsi foto e video hot non è una novità, nasce come “gioco erotico” tra ragazzi, come strumento per condividere le proprie fantasie e per affermare il proprio essere ed inizia già a partire dalle scuole medie. Sono coinvolti giovani tra i 12 ed i 18 anni e, secondo quanto riportato nello studio condotto da Pepita Onlus, dove è stato chiesto il perché dell’invio di materiale sessualmente esplicito, la motivazione principale è il senso di affermazione, di libera espressione.

L’accettazione del cybersex

Solo ultimamente, con il cambiamento portato dal coronavirus e con il conseguente riadattamento delle abitudini personali, si sta facendo avanti l’idea che esiste questo mondo, fino ad oggi sommerso, legato ad una sessualità quasi sconosciuta. Il sesso virtuale avrebbe zero controindicazioni se non per il fatto che coinvolge fasce di ragazzi sempre più giovani e, di conseguenza, più ingenui, che non hanno piena consapevolezza di quanto possa essere allettante ed al tempo stesso pericolosa questa pratica. In altre parole, il sexting non dovrebbe creare allarmismo e panico morale, ma dovrebbe essere vissuto come una forma di libera espressione, di condivisione, sempre però con consapevolezza e senso di responsabilità. Il rischio a cui si va incontro è quello di sviluppare un atteggiamento compulsivo, dato dall’uso eccessivo di materiale pornografico, o peggio, di trovare le proprie foto di nudi sul web, senza mai aver dato il permesso all’altra persona di farlo.

Il revenge porn.

Purtroppo, a volte, del sexting ne viene fatto un uso deplorevole. Fare sesso online vuol dire affidarsi a chi si trova dall’altra parte dello schermo,il quale, o la quale, potrebbe vestire i panni di un fidanzato/a, di un “amico/a” o, spesso, di uno sconosciuto/a. Inviare foto o video potrebbe rivelarsi pericoloso, poiché spesso la dignità e la privacy della persona non vengono rispettate e le immagini vengono divulgate, sotto ricatto o per vendetta.

E’ una vera e propria violenza!

Il revenge porn è una forma di violenza che riguarda la condivisione di materiale sessualmente esplicito, senza il consenso di chi viene immortalato nelle foto o nei video. La pubblicazione avviene solitamente con lo scopo di umiliare la persona coinvolta, per divertimento, per vendetta o ritorsione, e le foto sono accompagnate da descrizioni, nomi o collegamenti a profili sulla rete, indirizzi o postazioni di lavoro. Coloro che mettono in atto il revenge porn possono essere accusati, a seconda dei casi, di molestia, violazione della privacy, diffamazione ed istigazione al suicidio, proprio perché è stato riscontrato che le conseguenze sono devastanti e non meno importanti della violenza fisica e carnale.

La punibilità del revenge porn

Dal 2016, in Italia il reato è punibile, secondo l’articolo 612-ter, con una reclusione da uno a 6 anni e con una multa che va da 5.000 a 15.000 euro, essendo la porno-vendetta un vero e proprio abuso basato sull’immagine. Inoltre, dal Luglio 2019, la legge 69, riguardante maltrattamenti e violenza di genere, denominata “Codice rosso”, ha apportato cambiamenti al codice penale, introducendo novità anche sulla diffusione illecita di materiale.

Telegram come canale preferito dal revenge porn

Secondo quanto riportato nell’inchiesta di Wired, il più grande social italiano di revenge porn e pedopornografia è Telegram, un sistema di messaggistica simile a Whatsapp, dove si possono creare dei gruppi su cui scambiare materiale pornografico in totale anonimato. Sono stati scoperti gruppi contenenti foto, anche di minori, e correlati commenti osceni. C’è chi vende le foto delle sorelle, chi delle fidanzate oppure delle ex, in cambio di soldi o favori. In seguito alle segnalazioni e grazie al contributo di diverse associazioni o campagne online, come Stop Child Abuse, sono stati molti i gruppi cancellati. Tali gruppi , composti dai 50.000 ai 100.000 utenti,  nel giro di pochi giorni e con estrema facilità, si sono riformati e sono tornati alle dimensioni originali, attraverso le numerose partnership. Dunque, per il casual sex i giovani devono essere sempre più responsabili e devono tutelare la loro privacy.

Educare alla sessualità

Questo particolare momento di cambiamento e di scoperta, quindi, potrebbe essere un importante terreno fertile per sconfinare i tabù legati alla sfera sessuale. Dovrebbe essere messo in atto un intervento psico-educativo, dagli psicologi, dagli educatori e dalle altre figure professionali del settore, al fine di promuovere la conoscenza, la sensibilizzazione e la prevenzione, attraverso progetti, film o libri, come per esempio “Sexting o amore? Educare ai sentimenti nell’era dei social network” (2019) di Bilotto e Casadei.

Come approcciarsi alla sessualità

Ad oggi, è necessario avanzare una riflessione profonda per approcciarsi al meglio alla sessualità, per poter capire le dinamiche entro cui si sviluppa e per fornire una sana informazione al passo con i tempi, svincolata da restrizioni sociali e adattata al contesto di sperimentazione virtuale. La mancata relazione fisica e corporea può esser vista come un punto di svolta positivo, poiché è questo il momento in cui si può riscoprire la bellezza attraverso il contatto visivo, si possono esplorare le sensazioni più intense e si può sviluppare un’intimità più emotiva. In altre epoche le pandemie sono state affrontate senza le app, dunque il social è oggi una risorsa fondamentale nelle nostre mani e tutto sta nell’imparare ad usarlo con cautela e responsabilità.

La necessità di una consulenza online

Diviene necessaria la consulenza online, mirata a promuovere una cultura del cambiamento per minimizzare la pericolosità dell’esperienza imprevista e surreale che si sta vivendo; una consulenza finalizzata all’educazione della “nuova” sessualità e delle relazioni digitali, finalizzata all’insegnamento dell’uso della tecnologia come beneficio e non come arma di distruzione.

A cura della Tirocinante Gina Ragusa – Tutor Dott.ssa Floriana De Michele

Bibliografia

• “Sexting o amore? Educare ai sentimenti nell’era dei social network”, 2019, Bilotto A e Casadei I., La Meridiana edizioni, ISBN 9788861536906.

• “Parafilie e devianza. Psicologia e psicopatologia del comportamento sessuale atipico”, 2015, Quattrini F., Giunti Editore, ISBN 8809803329.

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Sitografia

https://www.open.online/2020/04/10/coronavirus-quarantena-occasione-riflettere-consenso-sessuale-digitale/amp

https://www.aisps.net/coronavirus-quarantena-rischio-internet-porno-dipendenza

https://www.tedxmilehigh.com/make-believe-with-amy-adele-hasinoff

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Sexting e cybersex : il rischio del coronavirus.

Emergenza Coronavirus

L’emergenza sanitaria del Coronavirus ha obbligato tutti a mediare le relazioni tramite lo schermo di un computer o di un telefono alimentando l’internet addiction (come cybersex e sexting). Da un lato il web si è costituito e si costituisce come una risorsa per compensare la carenza di stimoli scaturita dalla pandemia. Dall’altro rischia di amplificare i fenomeni di Internet Addiction. La tecnologia, che all’alba di questa pandemia è apparsa come il salvavita delle relazioni sociali e affettive, se non viene usata con consapevolezza e responsabilità, potrebbe mostrare il suo lato oscuro.

Tecnica e tecnologia

Secondo Freud l’essere umano è un animale despecializzato. Questo significa che, a differenza degli altri animali, non è in possesso di istinti particolari che gli garantirebbero la sopravvivenza, ma ha bisogno di strumenti che superino l’ambiente. A tale scopo adempie la tecnica. Essa si riferisce ai mezzi (le tecnologie) che compongono l’apparato tecnico, ma anche alla razionalità che regola il loro utilizzo. Se da un lato la tecnica ha aiutato l’uomo ad espletare i suoi compiti nel corso della storia, dall’altro il suo sviluppo eccessivo potrebbe comportare dei rischi. A tal proposito Galimberti ci fa notare come la situazione, soprattutto negli ultimi anni, si sia rovesciata. Se all’inizio era la tecnica ad essere nelle mani dell’uomo, ora è l’uomo ad essere nelle mani della tecnica. Proprio col progredire della tecnologia infatti, si assiste all’emergere di nuove dipendenze legate al cattivo utilizzo di questi strumenti. Da qualche decennio si è cominciato a parlare delle cosiddette Internet Addiction, fra le quali vi rientra anche il fenomeno del Cybersexual Addiction : Essa è generata dell’eccessivo impatto della tecnologia sulla comunicazione sessuale.

Internet Addiction

La dipendenza da Internet da che cosa è data? Dal tempo che passiamo in rete? Si e no. Gli psicologi concordano sul fatto che si parla di dipendenza da Internet solo quando l’uso della rete è tale da compromettere la sfera affettiva, lavorativa e sociale dell’individuo. Banalmente, una persona può passare molte ore in rete senza che questo comprometta il suo funzionamento. Oltremodo è vero che, come testimoniano numerose ricerche, chi passa molte ore online ha più probabilità di essere coinvolto in problematiche matrimoniali, lavorative, scolastiche e così via. Possiamo concludere che il tempo va a costituirsi come un fattore che indirettamente incide sulla definizione di dipendenza. Per tale ragione si può ipotizzare che l’eccessivo utilizzo della rete, scatenato dal coronavirus, possa portare ad un incremento delle dipendenze dalle nuove tecnologie. L’Internet Addiction tra i suoi sintomi comprende la perdita del senso del tempo trascorso online. Può portare a  problemi nel portare avanti altri interessi e altre attività e la chiusura nei confronti dei familiari e degli amici. Il soggetto dipendente inoltre, dopo un iniziale stato di euforia, prova un forte senso di colpa dato dall’eccessivo utilizzo di Internet.

La sessualità in quarantena: tra sexting e cybersex

Nelle ultime settimane i servizi come PurnHub, in Italia, riportano un aumento di circa il 50% di traffico online, concentrato soprattutto nelle ore notturne. Un aumento significativo e incentivato da molti siti porno che, durante la quarantena, stanno offrendo abbonamenti gratuiti. Notizia che ha fatto molto rumore e che è stata riportata da varie testate giornalistiche. “Coronavirus, quarantena a luci rosse: Pornhub, regalo piccante per chi resta a casa”, è la notizia riportata da Libero Quotidiano il 13 Marzo del 2020. Una situazione che rende fruibile e a costo zero un enorme quantità di materiale video pornografico. I primi ad usufruirne sembrano essere i single o le coppie non conviventi che, trovandosi in una condizione di astinenza sessuale causata dalla quarantena, sono chiamati a riadattare e reinventare la propria sessualità. Sia per i single che per le coppie a distanza aumentano i fenomeni di sexting e cybersex.

Definizione di Cybersex e di Sexting

Il termine Cybersex, sesso virtuale, si riferisce a tutte quelle attività attraverso le quali si ottiene gratificazione o eccitazione sessuale utilizzando il web. Il Sexting, molto diffuso soprattutto tra gli adolescenti e i giovani adulti, si riferisce invece alla pratica di inviare testi, messaggi, video e immagini a contenuto sessuale esplicito. Soluzioni che, in questo periodo, permettono ai single di aprirsi a nuove conoscenze e alle coppie non conviventi di mantenere una comunicazione sessuale attiva, nel rispetto delle regole promulgate per contrastare la diffusone del Covid-19. Il distanziamento sociale infatti si è dimostrata una misura efficace nella lotta contro il virus. Una regola che va estesa anche agli incontri sessuali con persone con cui non si convive. Lo stesso Ministero della Salute argentino ha incoraggiato la pratica del sesso virtuale e della masturbazione fino alla fine della pandemia. Tuttavia, è necessario tener a mente che queste “pratiche online”, pur essendo efficaci nella lotta contro il virus, non sono esenti da pericoli.

Il lato oscuro del sexting e del cybersex

Il sexting può portare con sé una serie di conseguenze negative. Innanzitutto, vi è la perdita del controllo del materiale condiviso che una volta inviato può essere diffuso in rete senza il nostro consenso. I materiali inviati possono essere utilizzati per vari scopi. Quando vengono adoperati per pratiche di vittimizzazione rischiano di generare fenomeni di Cyberbullismo. La persecuzione nei confronti della vittima diventa alla portata di tutti e può materializzarsi in qualsiasi momento attraverso la pubblicazione di messaggi, video, foto che la umiliano. Una situazione che ci apre anche al pericolo di poter commettere o subire reati penali, come la diffusione di materiale pornografico minorile. Per tutte queste ragioni, il sexting si configura come una pratica che richiede maturità, alta fiducia nell’altro e conoscenza dei rischi a cui ci esponiamo. Esso non è l’unica soluzione che la rete ci offre nel campo della sessualità. Il web può aprirci a un mondo online del porno che è sconfinato e non pone alcun limite alla fantasia erotica. Un’ampia scelta che può generare lunghe ore di ricerca del materiale online che, ripetendosi, possono assumere carattere compulsivo e quindi di dipendenza.

Cybersex Addiction

Questa dipendenza da attività sessuali virtuali è definita Cybersexual Addiction e rientra nel più ampio quadro delle Internet Addiction, rispecchiandone le caratteristiche principali. Per di più, possiamo affermare che tali fenomeni non riguardano solo single e coppie non conviventi, ma possono colpire anche coloro che hanno una famiglia. In questi casi il disturbo che si verrà a configurare sarà molto più ampio, poichè coinvolge la famiglia nel suo insieme.

Le conseguenze della Cybersex Addiction

Quali sono le conseguenze? Uno studio ha messo in luce come le conseguenze negative di comportamenti sessuali online di dipendenza si ritrovano all’interno della relazione di coppia ma anche nel rapporto con i figli. I partner dei pazienti dipendenti sono investiti da forti emozioni negative quali, rifiuto, abbandono, vergogna, rabbia, gelosia, nonché da un forte calo dell’ autostima. Tra gli intervistati, 91 donne e 3 uomini, il 22% era separato o divorziato e molti, fra quelli ancora sposati, pensavano di farlo. Inoltre, quasi il 70% delle coppie aveva perso il desiderio sessuale verso il partner.

Gli effetti su tutta la famiglia

Gli effetti ricadevano anche sui bambini e includevano: esposizione al cyber porno, coinvolgimento nei conflitti tra i genitori, nonché mancanza di attenzioni e cure da parte di entrambi i genitori (uno impegnato al computer, l’altro preoccupato per lo stato di dipendenza del compagno). Il dipendente baratta il tempo trascorso in compagnia dei propri cari con ore da trascorrere in rete, e all’aumentare del tempo passato online la persona tende a delegare all’altro della coppia ogni responsabilità quotidiana, dal semplice fare la spesa al prendersi cura dei propri figli. Tutto questo provoca un deterioramento dei rapporti familiari che, nei casi più estremi, può arrivare alla rottura. Uno scenario che, calato nella corrente situazione pandemica, si tradurrebbe in una solitudine nella solitudine.

Prevenzione

Come educare i giovani all’uso della rete? Di primaria importanza sembra essere l’intervento di figure che sensibilizzino i giovani a un corretto e responsabile uso della rete. A tal proposito, le iniziative che cercano di sopperire alla mancanza di educazione online nei giovanissimi sono numerose. Da qualche anno è nato il Safer Internet Day, una giornata mondiale per la sicurezza in rete. Dietro il progetto, coordinato dal Safar Internet Center (SIC) di ogni singolo Paese, ci sono INSAFE e INHOPE, due network impegnati nel campo della sicurezza online. Un progetto che dura tutto l’anno e che si avvale della collaborazione con gli istituti scolastici di molti paesi. Inoltre il SIC ha messo a disposizione un vademecum online che riporta sia gli eventuali pericoli che si potrebbero incontrare in rete, sia i riferimenti dei servizi regionali a cui rivolgersi nel caso in cui ci si scontra queste problematiche. Save the Children, la più grande organizzazione internazionale per la difesa e la promozione dei diritti dei bambini, ha messo in luce come quasi il 90% dei minori italiani naviga su Internet.

“Posta con la testa” : campagna di sensibilizzazione

Questo dato li ha spinti a portare avanti numerose attività di sensibilizzazione rivolte a preadolescenti e adolescenti, nelle quali vi rientra la campagna: “Posta con la Testa”. L’obbiettivo è quello di spingere i ragazzi a riflettere sulla conseguenze di comportamenti potenzialmente rischiosi, quali postare foto o video seducenti e provocanti che, una volta messi in rete, diventano accessibili a chiunque. Per quanto riguarda la sessualità emerge la necessità di creare uno spazio in cui se ne possa parlare liberamente. La comunicazione ricopre un posto di primaria importanza in quanto accoglie l’espressione delle paure, dei timori e delle angosce legate alla sfera sessuale. Privando i giovani di questi spazi, corriamo il rischio che essi ricerchino una risposta in rete, la quale veicola pratiche del piacere, spesso, slegate dall’affettività. La sessualità così perderebbe la dimensione affettiva, conservando solo quella del sesso come piacere e performance.

Evitare che il cybersex si trasformi in internet addiction

Come evitare che il sesso online si trasformi in una dipendenza? Innanzitutto è necessario regolare l’utilizzo della rete. Il tempo che passiamo online va limitato. A tal proposito, si può pensare di utilizzare blocchi o timer preimpostati per limitare l’uso del web. Un altro dato importante, ai fini della prevenzione, è quello che collega l’uso smisurato di Internet a problemi emotivi sottostanti come stati d’ansia, di depressione e di forte stress. Il ricorso all’autoerotismo, ad esempio, spesso rappresenta un tentativo di sedare uno stato di agitazione o di ansia. In casi come questo, è utile individuare strategie più mirate che ci consentano di mitigare questi stati affettivi. Si può pensare di ritagliarsi uno spazio giornaliero e dedicarlo a esercizi motori, tecniche di rilassamento o pratiche meditative. Nei casi più gravi si può considerare l’idea di rivolgersi a uno psicoterapeuta. Molti sono i professionisti che, in questo periodo, stanno offrendo il loro aiuto tramite servizi online.

A cura della Tirocinante Ambra Cialfi – Tutor Dott.ssa Floriana De Michele

Bibliografia

1. Young, K. S. (1999). Internet Addiction: symptons, evaluation, and treatment. Clinical Practice, 19.

2. Perilli, E. (2012). Ombre iper-moderne. Magi, Roma.

3. Schneider, J. P. (2000). Effects of cybersex addiction on the family: Results of a survey. Sexual Addiction and Compulsivity, 7, 31-58.

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A proposito di Sesso e Sessualità

Cosa è sesso e cosa è sessualità

Troppa importanza si e’ data al Sesso e Sessualità , nell’ambito del tema della sessuologia. Questo termine ha un significato che riporta all’insieme dei caratteri anatomico-fisiologico che individuano, all’interno di una specie, il genere maschile e femminile.

L’estensione del suddetto termine alla “Sessualità”, ha fatto parlare del sesso quasi esclusivamente riferendosi alle pratiche sessuali.

Queste nel tempo sono diventate troppo esplicite e da esibire.

Sessualità è piacere e riproduttività

La sessualità, è un complesso comportamento umano finalizzato alla ricerca del piacere, riferiti agli aspetti psicologici, sociali e culturali della riproduttività umana.

Essa è basata sulle caratteristiche del genere maschile e femminile. La visione organica della sessualita’ porta gli uomini e le donne a viverla a livello medico, cioè della prestazione sessuale, invece che a livello umano, cioè affettuosamente.

E’ logico che farmaci come il viagra, tendano a non risolvere un problema. Infatti il problema è di carattere per lo più psicologico e legato a fattori psicosociali, di ruolo, di potere personale e sociale.

Non si tratta di parlare di più o di meno, di provare vergogna o no, di saper confidare il problema sessuale, da parte degli uomini o delle donne. Si tratta più che altro di ridare un senso affettivo alla sessualità e sganciarlo dalla capacità di fare attività sessuale.

Molto importante da questo punto di vista è la prevenzione del disagio sessuale per esempio attraverso i programmi di educazione sessuale ed affettiva nelle scuole di primo e secondo grado e ridare un ruolo ai Consultori Familiari.

Un grazie a tutti che commenteranno e metteranno un “mi piace” ?).

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Sesso e Sessualità in psicoanalisi

L’importanza della Sessualità ai giorni nostri

Il Sesso e Sessualità sono cose diverse. Il tema interessa e coinvolge un po’ tutti, ma nello stesso tempo spaventa e intimidisce, anche se apparentemente sembra che le persone in genere lo vivano spontaneamente.

Negli ultimi anni, sembra che la gente dia molto peso al comportamento puramente sessuale, attraverso atteggiamenti che portano, ad esempio, donne e uomini a formare coppie, che non considerano più le barriere della differenza dell’età, abbassano notevolmente la soglia dell’inizio dell’attività sessuale adulta o mettono in atto comportamenti sessuali più spregiudicati ed esibizionisti. In tutto ciò, è come se fosse scomparsa la parte affettiva della sessualità, che mette in condizioni le persone di viverla attraverso i valori che normalmente mediano tutti i comportamenti condivisi con la società.

L’ambiguità, che accompagna la sessualità e che la fa percepire con un senso di imbarazzo, se da un lato porta a viverla in intimità, in spazi privati e protetti, dall’altro spinge ad una sempre più profonda conoscenza e spregiudicatezza.

La sessualità nella psicoanalisi

Tali sentimenti verso la sessualità sono presenti da sempre nell’individuo.

Si deve alla Psicoanalisi la chiarificazione e la diffusione culturale dei segreti del comportamento affettivo e sessuale svelandone il tabù.

Sigmund Freud fondatore della psicoanalisi ha descritto, attraverso le sue opere, le vicissitudini dello sviluppo sessuale fin dalla nascita del bambino, che arrivando allo stato adulto può raggiungere la massima consapevolezza dei propri impulsi sessuali e del comportamento più salutare da attuare.

Il periodo di sviluppo in cui si incomincia a vivere la sessualità da adulti è senz’altro l’adolescenza, in cui le trasformazioni psicofisiche dell’organismo umano raggiungono la maturità che porta alla capacità di procreare, quindi, alla necessità di cambiare il proprio status nel ruolo socio-sessuale che si dovrà assumere da quel momento in poi.

L’adolescente sentirà l’esigenza di raccogliere più informazioni possibili per imparare a conoscere questo suo nuovo comportamento e, prima di ogni altra cosa, si confronterà con i suoi pari, dando luogo ai gruppi di amici che sono tanto importanti in questa fase della vita.

Inizia, dunque, una fase di riorganizzazione del Sè, che porta il ragazzo alla conferma della propria identità di adulto, suscitando in lui complessi stati affettivi, tipici di questa fase del ciclo vitale. La ricerca di Sè continua attraverso le più svariate esperienze che, spesso, mettono a dura prova la struttura psicologica del ragazzo, soprattutto, a causa della mala-informazione sul tema, imperversante nei canali comunicativi di massa come può essere il web o certa carta stampata (pornografia).

Educazione alla sessualità nel Consultorio di Civitella Roveto

Nel Consultorio di Civitella Roveto, in provincia dell’Aquila, da diversi anni è in atto un progetto longitudinale di “Educazione Sessuale”, realizzato nelle scuole medie del territorio “Valle Roveto”, che comprende sette Comuni: Capistrello, Canistro, Civitella Roveto, Civita D’Antino, Morino, San Vincenzo Valle Roveto e Balsorano, nei quali risiedono circa 18.700 abitanti.

La Psicologa Psicoterapeuta Dott.ssa Floriana De Michele, dal 2008 al 2014, ha condotto i gruppi classe, utilizzando la strategia educativa chiamata “peer education”, particolarmente utile a favorire la comunicazione tra i compagni, che possono discutere liberamente e sviluppare momenti di confronto intensi, riattivando lo scambio di informazioni e di esperienze interni al gruppo della classe scolastica. Durante gli incontri della durata di due ore circa, i ragazzi all’inizio della lezione hanno potuto esporre i loro pensieri riguardo a sei tematiche emotive, in particolare: la solitudine, la felicità, la paura, la sessualità, la saggezza e l’amore.

Le risposte dei ragazzi nel descrivere sei tematiche emotive

Le risposte più frequenti sono state:

  • SOLITUDINE: tristezza di restare soli, non avere amici, non essere accettato da nessuno, sentirsi escluso, avere la mancanza di qualcuno con cui parlare.
  • FELICITA’: stare bene con se stessi e con gli altri sia fisicamente che psicologicamente, sensazione di gioia e allegria, soddisfazione di aver raggiunto un obiettivo importante, ricevere belle notizie.
  • PAURA: avere paura di qualcosa, qualcuno, essere spaventati da qualcosa, vivere una condizione di turbamento, essere insicuri nel prendere delle decisioni, brutta emozione, perdere una persona cara.
  • SESSUALITA’: rapporto sessuale tra due persone che si vogliono bene, bisogno fisiologico dell’uomo, attrazione fisica, mantenimento della specie.
  • SAGGEZZA: essere maturi, dare giusti consigli alle persone che abbiamo vicino, saper prendere delle decisioni, sapere cosa è giusto e cosa è sbagliato, è presente soprattutto nelle persone più adulte.
  • AMORE: sentimento profondo tra due persone, provare qualcosa di più forte dell’amicizia, innamorarsi di qualcuno, condividere con una persona tutti i momenti della vita, sentimento importante che non può mancare, qualcosa di bello che ci rende felici.

Condurre i bambini e i ragazzi alla scoperta delle loro facoltà affettive e sessuali, affinchè possano vivere in età adulta la sessualità in modo consapevole, come dice l’Organizzazione Mondiale della Sanità, è compito prima di tutto, della Scuola, degli Psicologi – Psicoterapeuti – Sessuologi e di tutti gli operatori che lavorano con i giovani.

Aiutare i genitori

Aiutare i genitori nel ruolo educativo, dovrebbe essere un’attività fondamentale delle istituzioni pubbliche sanitarie e sociali, come i Consultori Familiari. Spesso i genitori “non si sentono all’altezza del compito”, imbarazzandosi ad affrontare un argomento così scottante con i figli, che risente molto del loro modo di vivere la propria sessualità.

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Educazione sessuale a scuola: alfabetizzazione emotiva

Educazione Sessuale in Italia

Qual è il livello di educazione  sessuale adolescenziale in Italia?

Quali spazi hanno i giovani e gli adolescenti per confrontarsi ed elaborare la sfera della sessualità?

“In Italia, il dibattito pedagogico sui temi riguardanti l’educazione sessuale adolescenziale e i problemi sessuali relativi, sia in chiave scolastica che extra, sembra essere sostanzialmente inesplorato.”

Indagine di S. Maltese

“Traiettorie underground della formazione” è il testo in cui S. Maltese compie un’indagine dettagliata sull’educazione alla sessualità in Itali. Sono scandagliati i contesti educativi sia formali che non formali che informali.

Dall’indagine emerge che ci sia una grande vuoto educativo riguardo la sessualità adolescenziale.

Se si parla di sessualità femminile e maschile, lo si fa privilegiando esclusivamente 2 ordini di discorsi:

    • quello della scienza che in.daga l’aspetto puramente biologico e fisiologico della sessualità
    • quello relativo alle scelte legate alla salute.

Maltese rileva che all’interno dei contesti educativi se si parla di sessualità lo si fa mantenendo un atteggiamento formale. Ciò facendo si fornisce per lo più nozioni ai giovani circa la fisiologia dell’apparato riproduttivo. Al più informando circa i rischi derivanti dal vivere una sessualità non protetta. Ma rimanendo nell’ordine di discorso materiale, fisico e biologico.

Ciò che manca sono degli spazi educativi che esplorino la dimensione psichica della sessualità o affettività. Che indaghino e sostengano la componente identitaria che con la sessualità si struttura. Che accompagnino i giovani nel processo di conferimento di senso dell’esperienza sessuale.

Atteggiamento giudicante e moralizzante degli adulti

Sono assenti gli spazi narrativi della educazione alla sessualità a scuola e molto spesso a casa. Inoltre sono persistenti  narrazioni dogmatiche, moralizzanti, legate ad una cultura cattolica e per certi versi bigotta. Tutto ciò produce un vuoto di significanti con cui poter elaborare il mondo affettivo, emotivo inaugurato dalla sessualità in adolescenza.

L’esperienza, privata della narrazione e spesso invece accompagnata da un atteggiamento giudicante. Atteggiamento questo tanto esterno, quanto quindi interno e psichico. Tale comunque  da non aver  modo di essere elaborato e quindi di configurarsi in modo integro e sensato all’interno della cornice esistenziale dei soggetti.

Problemi sessuali e disagio adolescenziale

L’adolescente, oggi, si trova a dover gestire spesso dei problemi sessuali nel corso della trasformazione della propria identità. Ciò  senza fare affidamento a riferimenti forti e adulti “significativi”.

Le modificazioni fisiologiche spesso veloci e quasi improvvise consentono di definire la propria appartenenza di genere. Però, talvolta, rendono difficile l’accettazione del nuovo corpo creando disagi e problemi sessuali. Problemi che  possono manifestarsi con disturbi dell’alimentazione o piercing e tatuaggi portati all’eccesso.

Interlocutori e contesti necessari per gli adolescenti

In questo processo di crescita l’adolescente ha bisogno di un confronto con l’adulto.  Di momenti e di spazi di ascolto con “interlocutori reali, flessibili e capaci di restituzione” .

Il compito dell’adulto non è quello di fornire certezze, ma quello di “restituire il proprio esserci per rendere possibile l’esserci dell’altro”.

Da numerose ricerche sui bisogni adolescenziali è emersa la necessità di fornire ai ragazzi strumenti di orientamento. E ciò non solo per avere informazioni ma soprattutto per avere spazi in cui porre le proprie domande e luoghi in cui essere ascoltati.

Non erano cioè presenti luoghi in cui i ragazzi potevano portare il loro disagio evolutivo. Parlo ad esempio i consultori familiari o consultori per minorenni. Un disagio , certo,  non ancora patologico.  Dei luoghi in cui i ragazzi “normali” potessero confrontarsi con adulti sui temi della crescita, dei cambiamenti corporei, dei rapporti con il gruppo dei pari, con il partner.  Con cui parlare di sessualità e delle scelte che questa comporta e dei problemi sessuali adolescenziali in genere.

Ciò ha conseguenze gravi nei giovani che si ritrovano soli a dover fare i conti con un’esperienza strutturante l’identità. Esperienza emotivamente fondamentale senza strumenti e senza codici significanti con cui elaborarla ed inserirla in modo integro e sensato all’interno della propria storia.

I rischi giovanili della sfera emotiva

Tale vuoto, tale assenza educativa si riversa in condotte a rischio, comportamenti lesivi, incapacità di legare la sfera affettiva a quella sessuale. L’affidamento ad internet per rispondere ai dubbi, alle paure, alle difficoltà. Oltre alle sempre più diffuse pratiche online come la nuova moda da web: LOOK AT ME GENERATION pratiche di esibizionismo nei social network. Sempre più diffuse tre i ragazzi tra i 13 ed i 19anni.

Sul tema della sessualità dell’adolescenza e la percezione del rischio la ricerca effettuata dall’ IDO di Roma nel 2011 evidenzia come criticità principale la forte scissione che i giovani fanno tra sessualità e affettività.

Il 70% dei ragazzi intervistati dichiara che sesso e affettività sono due cose differenti e che non necessariamente debbano essere unite.

Questo dato non sorprende vista l’assenza di spazi educativi dedicati all’elaborazione della sessualità a scuola media , evidenziata da Maltese.

Il senso della sessualità , femminile e maschile, , quella complessità che coinvolge la sfera emotiva, affettiva, fisica, cognitiva di ogni essere umano rimane evasa da ogni discorso che la società e gli adulti rivolgono ai giovani.

Sessualità vs Affettività : solitudine adolescenziale

Come possono allora connettere dentro di loro sessualità e affettività?

Galimberti (1983) afferma che nella sessualità di un uomo ci sono le tracce del suo modo di essere al mondo, dunque i percorsi della sessualità adolescenziale sono caratterizzanti per lo sviluppo globale del soggetto e l’evasione sociale che, soprattutto in Italia, si evidenzia nel processo educativo riguardo questa fondamentale tematica, producono un vuoto gravissimo, l’ innesco del problema sessuale adolescenziale, intorno ad un periodo fondamentale dove si struttura una parte profonda della personalità degli individui.

Dalla solitudine adolescenziale possono nascere problemi

E’ da questo vuoto che possono nascere gravi problemi sessuali negli adolescenti.

La mancanza di un processo educativo che sostenga le difficoltà, i dubbi, le incertezze di ogni adolescente che si trovi a confrontarsi con la complessità del mondo della sessualità (rif. linee guida dell’OMS) , genera una condizione di solitudine esistenziale nei giovani che si trovano a dover elaborare il proprio mondo interiore, in piena trasformazione, in completa solitudine senza l’appoggio e la guida di figure di riferimento adulte che possano accompagnarli nella ricerca di risposte ai complessi quesiti che la sessualità apre e senza così riuscire a significare una parte del proprio mondo.

Necessità di uno spazio di confronto per i giovani

La mancanza di spazi di confronto dove elaborare il proprio sentire e quindi riuscire ad attribuire significato alle esperienze, riuscendo così ad consolidare all’interno di un quadro identitario maggiormente definito le nuove dimensioni psico-fisiche e affettive che l’esperienza della sessualità inaugura, genera la difficoltà per i giovani di significare la propria esperienza e di inscriverla all’interno del proprio quadro identitario.

Ciò fa emergere una difficoltà nel legare la sfera sessuale a quella affettiva ed integrare stabilmente la sessualità nel processo psichico e strutturale dell’individuo.

La sessualità viene vissuta non come mezzo di unione, come momento di massima intimità con l’altro bensì come fine,fine a se stesso. Come attività “agonistica” in cui ciò che conta è la performance da poter poi raccontare o addirittura mostrare sul web.

I dati parlano chiaro: la scuola quando prevede percorsi legati alla sessualità lo fa trattando il piano puramente fisiologico o al massimo gli interventi svolti all’interno degli istituti sono mirati a dar conoscenze nozionistiche legate ai rischi del sesso non protetto.

La prima esperienza

Così i ragazzi arrivano all’esperienza sessuale con tante informazioni ma emotivamente impreparati, accompagnati da vissuti di angoscia, timore di sbagliare la performance, agitazione spropositata.

All’interno dei contesti formativi non formali e informali, la situazione non è molto differente, poche sono le famiglie che parlano di sessualità con i propri figli e la percentuale scende ancora nei casi di giovani omosessuali che, come dice Maltese, tanto poco spazio trovano nel mondo sociale per confrontarsi che hanno trovato “Traiettorie Underground” dove elaborare e strutturare il proprio percorso di crescita, lontano dal resto del mondo.

Lo smarrimento degli adolescenti

L’esperienza della sessualità viene così accompagnata sovente da uno smarrimento psichico ed un’ incapacità di riflettere e significare le proprie esperienze che si traduce in agiti comportamentali inconsci e analfabetismo del mondo emotivo interno, in pieno subbuglio.

Si evidenziano molti comportamenti disfunzionali messi in atto da giovani ed adolescenti che, nel pieno della confusione esistenziale, privi di spazi strutturati e figure di riferimento, si sperimentano con comportamenti a rischio con cui forse, i giovani, urlano la loro necessità di essere riconosciuti e guidati.

Consultorio familiare e ruolo del web

I consultori familiari e i consultori ginecologici hanno tentato di colmare tale lacuna ma le statistiche ci dicono che solo una piccola percentuale di giovani si rivolge al servizio.

Un po’ per paura, un po’ per vergogna, un po’ per la poca informazione sui servizi, le giovani generazioni preferiscono affidarsi al web piuttosto che ai servizi locali per risolvere i loro quesiti.

L’Ido di Roma ha escogitato come soluzione di accedere proprio al mondo dei giovani attivando una piattaforma web chiamata “se sò è meglio” , dove i giovani trovano un team di professionisti pronti a rispondere alle loro domande, curiosità e difficoltà.

Se sei interessato a questa inziativa puoi visitare il sito diregiovani.

Le statistiche delle interviste con gli adolescenti

Per effettuare le ricerche in merito al modo di vivere la sessualità dei giovani, alla conoscenza dei servizi di zona, gli specialisti si sono avvalsi di questionari e interviste somministrati all’interno delle scuole.

Tali strumenti di ricerca sembrerebbero i più efficaci per esplorare la tematica nei giovani e potrebbero essere un ottimo metodo per avviare un progetto di educazione alla sessualità nel contesto aquilano.

I dati sulla salute e il benessere degli adolescenti

Secondo i dati elaborati dall’Istituto di Ortofonologia (Ido) di Roma, divulgati durante la prima Conferenza europea su “Salute e benessere dei giovani” il 72% degli adolescenti tra i 12 e i 14 anni approccia per la prima volta a pratiche sessuali con i pari.

La ricerca, svolta su un campione di 8.508 giovani tra i 12 e i 20 anni, rileva come il primo rapporto sessuale per il 46% dei maschi avviene in un età compresa tra i 14 e i 16 anni, mentre per il 53% delle femmine tra i 17 e i 19 anni.

L’approccio con le problematiche relative alla sessualità, però, subisce l’influsso dei media, e soprattutto della rete, che consente la possibilità di accedere facilmente al sesso virtuale, magari nella solitudine della propria stanza con immagini e video, o anche di confrontarsi virtualmente utilizzando chat e webcam.

La ricerca svolta dall’Ido, poi, mostra un panorama complesso del rapporto giovani – sessualità.

Affettività distinta dal  sesso per il 70% dei giovani

Per il 70% degli intervistati, affetto e sesso si possono separare. L’86% di loro parla volentieri di ciò che riguarda la sessualità con gli amici, ma il desiderio di informarsi sull’argomento, magari a scuola da personale extra scolastico esperto, è condiviso dall’86%.

Con i genitori è sempre difficile parlare di sesso, tanto che solo il 27% ammette che le maggiori informazioni sul sesso gli sono state fornite dalla madre, mentre solo l’8% dal padre.

Federico Bianchi di Castelbianco, direttore dell’Ido, parla di “sessualità agita come stile di vita nell’adolescenza, che rappresenta un modo per superare il senso di inadeguatezza e disagio. Attualmente – prosegue – ci confrontiamo con ragazzi che incontrano sempre maggiori difficoltà nel processo di costruzione dell’identità sessuale”.

Consultorio per i minorenni : quale educazione sessuale  ai giovani ?

L’analfabetismo emotivo è conseguenza inevitabile di questo stato di cose che viene rafforzato dalla facilità di accesso alle pratiche web. Pratiche  dove i giovani, nascosti dietro schermi virtuali, possono sperimentarsi e mostrarsi all’altro senza svelarsi. Tutto  senza confrontarsi né con l’altro né con il proprio mondo emotivo esacerbando così il divario tra fisicità e affettività.

Nell’ambito del tema dell’educazione alla sessualità femminile e maschile, nasce quindi la forte esigenza di una alfabetizzazione emotiva, per bambini che diverranno adulti, sin nella scuola d’infanzia.

Nasce cioè la necessità di una prevenziona sanitaria a scuola, nei consultori per minorenni, o nei consultori ginecologici , un progetto di alfabetizzazione che si inserisca nell’orizzonte della scuola.

Come educare i giovani alla sessualità ? 

È necessario avviare delle campagne di informazione e sensibilizzazione per i ragazzi che si pongano l’obiettivo di fornire gli strumenti. Che rendano i ragazzi in grado di integrare i vari aspetti della crescita, della sessualità, dell’affettività. In tal modo si può  colmare quella lacuna sociale nonché psichica che porta a scindere la sessualità dall’emotività e dai restanti aspetti della personalità.

Un intervento nelle scuole, nei consultori familiari, effettuato con pratiche attive volte a fornire ai ragazzi uno spazio di scambio e condivisione. Uno spazio che sia scevro dal giudizio, utile ad attivare una riflessione circa il ruolo della sessualità. Ma anche  l’importanza di questa come fattore fondamentale della personalità. Ed inoltre ad attivare un processo di presa di consapevolezza di sé e del proprio mondo emotivo. Ciò  sembrerebbe ad oggi più che utile, necessario.

Diffusione informativa sul territorio

Inoltre una maggiore diffusione sul territorio di opuscoli informativi che spieghino cosa sono i consultori, come funzionino e quali sevizi offrano potrebbe smantellare qualche falsa credenza circa tali servizi e facilitare l’accesso dei giovani ai servizi.

Sicuramente l’intervento che si rileva essere più necessario in questo momento è all’interno degli istituti scolastici.

Essendo la scuola il luogo educativo principale in cui i giovani passano la maggior parte del loro tempo ed in cui hanno la possibilità di confrontarsi sia con i pari che con figure di riferimento adulte diverse dai genitori, è all’interno di questi contesti che bisogna dar vita a spazi all’educazionealla sessualità, sia femminile che maschile, e soprattutto sull’affettività.

Bibliografia

S. Maltese, “Traiettorie underground della Formazione, Franco Angeli editore, 2017, p. 22, p. 27

A. Lotti, Adolescenti e Consultorio, un incontro possibile ?, Altieri, Milano 1998

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Sessualità e Amore in psicoanalisi

Psicanalisi : teoria della personalità

La psicoanalisi è una teoria della personalità, che spiega l’evoluzione e la crescita degli individui in base allo sviluppo psico sessuale. Questo viene  orientato dall’entrare in gioco progressivo delle diverse zone erogene, e al contestuale stabilirsi della relazione d’oggetto, o relazione oggettuale. Cioè la relazione che il soggetto stabilisce con i suoi “oggetti” così detti “d’amore”, nel corso di questi momenti evolutivi. (J.Bergeret, Psicologia Patologica).

La forza sessuale secondo Freud

Fu S. Freud , a mettere, prepotentemente, in evidenza la forza sessuale. Lo studioso spinse la cultura accademica del suo tempo a non ignorare alcuni fenomeni importanti della vita interiore. Evidenziando come una parte importante dei comportamenti umani sfugge al controllo razionale dell’individuo. Sulla base di questa teoria, che si è andata arricchendo di molti e diversi contributi da parte di altri psicoanalisti importanti, è fondata la tecnica della cura o terapia psicoanalitica. In verità, l’una e l’altra sono indissolubili. Nel senso che non si conosce il limite in cui l’una inizia e l’altra finisce. E che , proprio per questo, dal fondatore ai nostri giorni, diversi processi psicologici sono meglio compresi e diversi cambiamenti sono stati fatti in senso tecnico. Ma questo esula dai nostri interessi attuali, per cui accennerò solamente alla diversità Junghiana del concetto di personalità.

Quali cause dei comportamenti irrazionali?

Nel 1905 Freud pubblica “Tre saggi sulla sessualità” dove sostiene che, accanto all’attrazione fra i due sessi vi sono anche altre forme di attrazione che non vanno occultate. Piuttosto esaminate. La sessualità non si esaurisce nella funzione riproduttiva, essa esprime pulsioni verso il piacere. Pulsioni che sono  complesse e variamente articolate, a seconda dell’età.

Per quali ragioni certe pulsioni vengono respinte ?  Come mai certi ricordi sono a disposizione della coscienza ? Mentre altri possono essere, almeno in apparenza, sottratti ad essa e rimossi nell’inconscio?

Freud ritiene che la ragione sta nel fatto che si tratta di pulsioni e desideri in palese contrasto con i valori e le esigenze etiche proclamate e ritenute valide dall’individuo cosciente.

Quando avviene che c’è contrasto tra l’io cosciente ( i suoi valori e i suoi ideali) e certe pulsioni e certi desideri. E’  allora che entra in azione un meccanismo di “repressione”. Questa  strappa queste cose vergognose e indicibili alla coscienza e le colloca nell’inconscio al fine di non farle riaffiorare alla vita cosciente.

Queste cose vergognose e indicibili sono principalmente di natura sessuale.

Le pulsioni vitali “EROS” e “THANATOS”

Freud riconduce la vita dell’uomo ad una originaria libido. Cioè ad una energia connessa principalmente al desiderio sessuale. “Analoga alla fame in generale, la libido designa la forza con la quale si manifesta l’istinto sessuale. Come la fame designa la forza con la quale si manifesta l’assorbimento del nutrimento”.

Ma mentre la fame o la sete non sono peccaminosi e non vengono rimossi, le pulsioni sessuali vengono rimosse, per poi riaffiorare nei sogni e nelle nevrosi.

Egli scrive: “La prima scoperta alla quale ci conduce la psicoanalisi è che, regolarmente, i sintomi morbosi sono legati alla vita amorosa del malato. Questa scoperta ci obbliga a considerare i disturbi della vita sessuale come una delle cause più importanti della malattia”.

I malati non si rendono conto di questo, in quanto, essi sono costretti a subire e sopportare il pesante fardello delle menzogne con le quali nascondono le cose vergognose. Così la malattia, o meglio , io dico , il disagio, il malessere della malattia, prende il posto del malessere legato direttamente ai contenuti sessuali. Esempio lampante ed immediatamente comprensibile potrebbe essere il classico mal di testa in occasione del praticare di sesso indesiderato. Quello che si fa con una persona, con la quale, in quel momento , non si ha una relazione sintonica.

Nell’ultimo periodo della sua vita ed in antitesi con la prima parte della sua opera, Freud introdusse la nozione di “pulsione di vita”, che chiamò EROS, e la “pulsione di morte”, che definì THANATOS.

La “libido” per Freud e Jung

Inizialmente, quindi , Freud intendeva la libido come l’insieme delle energie vitali. Poi delimitò il riferimento del termine alle sole energie sessuali. Più avanti negli anni descrive la libido come una forza cieca e irrazionale, violenta e incoercibile come la fame; essa nonostante promuova l’incontro tra i sessi, è intimamente asociale, perché spinge l’individuo a ricercare il proprio piacere personale e ad investire cariche energetiche in obiettivi edonistici.

Jung, invece, concepisce la libido come un’energia psichica unitaria , omnicomprensiva, che riguarda molte attività durante l’arco della vita e i cui principi sono fortemente influenzati dagli archetipi. Scrive,infatti: “concepivo la libido come il corrispondente psichico dell’energia fisica, e quindi, più o meno, come un concetto quantitativo, che perciò non avrebbe dovuto essere definito in termini qualitativi … non intendevo più parlare di istinti di fame, aggressivi, sessuali, ma considerare tutti questi fenomeni come manifestazioni diverse dell’energia psichica”.

L’inconscio per Jung

L’inconscio non è, come per Freud, la zona o regione connotata dai contenuti inadeguati e da residui pulsionali obsoleti e conflittuali. Bensì è la fonte primaria, la madre dell’energie, è il luogo dove si svolgono i processi di trasformazione creativa ,che consentono all’individuo di trascendere i limiti del proprio IO ed arricchire la personalità di nuovi modi di essere idonei a fronteggiare le mutevoli esigenze della realtà.

Jung suggerisce di controllare tali forze e integrarle nella coscienza al fine di favorire il doloroso processo d’individuazione della personalità.

Egli scrive:“L’incontro con se stessi è una delle esperienze più sgradevoli alle quali si sfugge proiettando tutto ciò che è negativo sul mondo circostante. Chi è in condizione di vedere la propria ombra e di sopportare la conoscenza ha già assolto una piccola parte del compito. In assenza di una adeguata correlazione tra Io e Inconscio non è possibile una vera trasformazione, una crescita individuale e collettiva. L’Io scisso dalle sue radici Inconsce è incapace di autentici rinnovamenti.

Il centro della personalità

Il vero centro della personalità, la vera identità individuale , che Jung chiama il “Sé” si trova proprio là dove l’Io e l’Inconscio riescono ad unirsi, a stare insieme. E continua: “Una psicologia capace di soddisfare soltanto l’intelletto non è mai una psicologia pratica; l’anima nella sua totalità non può mai essere intesa soltanto con l’intelletto. Ci piaccia o no, il momento della visione universale s’impone, perché l’anima cerca un’espressione capace di coglierla in tutta la sua pienezza”.

Come per dire che la libido intesa come sessualità è solo un’ aspetto della vita degli individui e che l’individuazione della personalità è un processo anche di carattere collettivo o sociale.

Le tappe fondamentali dello sviluppo si possono ricondurre a le seguenti fasi o stadi : influenze pre-natali e/o perinatali

Stadio Pre-natale

L’importanza delle esperienze prenatali e la situazione che segue immediatamente la nascita viene evidenziata da P. Greenacre, secondo il quale queste contribuiscono a creare una predisposizione all’angoscia o pre-angoscia, diversa dall’angoscia successiva, in quanto manca di contenuto psicologico e opera a livello riflesso.

O. Rank, invece, sottolinea l’importanza della nascita, che descrive sotto forma di trauma. Infatti, l’afflusso iniziale di eccitazioni provenienti dal mondo esterno, al momento dell’uscita del bambino da un ambiente relativamente calmo e tranquillo, quale può essere l’utero materno, può sopraffarlo. Ogni situazione della nascita diventa il modello o prototipo di ogni angoscia ulteriore, che si esprime dunque all’origine in termini di separazione biologica dalla madre, ma in seguito si manifesta in maniera più psicologica e più simbolica. Ogni piacere avrebbe per scopo finale l’accesso al sentimento di soddisfazione pura e di originaria beatitudine intrauterina, e l’atto sessuale, che rappresenta l’unione simbolica con la madre, è il mezzo più soddisfacente per realizzare questo ritorno alla vita intrauterina.

Significa, in sostanza, venire in contatto con ciò che ci ha ferito e non fermarsi ai sentimenti che suscitano la ferita, riconoscere cioè di essere diventati adulti ed indipendenti.

Stadi pregenitali

Esaminiamo gli Stadi pregenitali. Essi non sono mai completamente delimitati e separati l’uno dall’altro, per cui ognuno passa gradualmente nell’altro e si accavallano.

Lo stadio orale

Lo stadio orale: fase d’organizzazione libidica che va dalla nascita allo svezzamento (1° anno di vita). In questa fase la sessualità inf. è indifferenziata e poco organizzata, diretta sulla zona erogena, la bocca e tutti i sensi ad essa collegati, e perciò è autoerotica.

L’oggetto originario del desiderio sessuale è il seno materno (oggetti parziali) o il suo sostituto. Il piacere sessuale sotteso, inizialmente mediato dalla funzione nutrizionale, dato dall’atto del poppare, si separerà dando piacere di per sé. La relazione è anoggettuale, manca ,cioè, il riconoscimento dell’oggetto da parte dell’Io come cosa differente da sé. L’oggetto in questo momento è parte del bambino e perciò, portando alla bocca tutto quanto lo interessa, egli lo confonde col suo piacere di essere: la paura principale in questo periodo è quella di essere mangiati. La relazione è Anaclitica, cioè il bambino si appoggia sulle persone che lo curano, subendo la dipendenza naturale che lo lega fisicamente alle persone che se ne prendono cura.

La scoperta dell’oggetto avviene poco a poco attraverso i momenti d’assenza dell’oggetto anaclitico ed il bambino incomincia a provare una sensazione nostalgica di qualcosa che può soddisfare i suoi bisogni, ma che al momento è assente (Fenichel). Imparerà poi a differenziare le sue impressioni e a stabilire fiducia negli oggetti conosciuti e amati. Comincerà a comunicare con la madre, in questo momento è molto importante la manipolazione corporea con il bambino. Egli stabilirà una relazione ambivalente, nel momento in cui comincerà a mordere (pulsioni sadiche), il desiderio di distruggere la madre si associa all’unione libidica con lei. Questo è il primo conflitto che minaccia la primitiva unità rassicurante con la madre e in cui la componente aggressiva occupa un posto preponderante.

Infine,lo svezzamento, cioè l’interruzione dell’allattamento (Lacan ne ha sottolineato la dimensione culturale e l’indissociabilità dalla maternità) provoca spesso un trauma quando esso è vissuto come una punizione in conseguenza dell’aggressione.

Lo stadio Anale

Lo stadio anale : Nel 2°, 3° anno le facoltà del camminare, parlare, pensare, controllare gli sfinteri si sviluppano e offrono al bambino una progressiva indipendenza dalla madre. La zona erogena parziale è la mucosa anorettale e tutta la mucosa della zona intestinale di escrezione. L’oggetto è la scibala fecale, intesa come parte del proprio corpo che egli può sia conservare all’interno, che espellere all’esterno , cosa che permetterà la distinzione tra oggetto interno ed oggetto esterno.

La paura anale tipica è essere brutalmente privato del contenuto del corpo, essere letteralmente svuotato. La scibala, o prodotto fecale, diventerà oggetto di scambio con gli adulti: regalo che si offre o si rifiuta.

La relazione oggettuale è sul modello delle relazioni avute con le sue materie fecali e in funzione dei conflitti suscitati dall’educazione alla pulizia. Questo periodo viene descritto bene da Abraham nelle sue componenti erotiche e aggressive, sadiche (Piacere autoerotico sadico se si espelle) e masochistiche (quando si trattiene).

Il bambino attraverso la conquista della disciplina sfinterica scoprirà la nozione della sua proprietà privata, del suo potere affettivo sulla madre che egli può compensare o frustrare a sua volta. Egli proverà un piacere nel controllare, padroneggiare, opponendosi alla madre, in breve a possedere, come succede con le sue materie fecali. L’atteggiamento contraddittorio del dare/avere rispetto alle feci rafforzerà l’atteggiamento ambivalente iniziato nella fase precedente verso gli oggetti amati (madre).

In questa fase origina la bisessualità, che Freud ha messo in evidenza, e si forma la coppia attività-passività, derivata dall’investimento libidico anale; partendo da questo poi il bambino è sensibilizzato, nella sua relazione con gli altri, alla percezione di tutta una serie di coppie antagoniste: buono-cattivo, bello-brutto, ma, soprattutto, la coppia grande–piccolo.

Il bambino di fronte all’adulto si sentirà di essere sia il più piccolo, sia il più grande sia il più forte, basta che egli immagini di essere un leone o un mostro. Quindi, l’apice della relazione d’amore è nella coppia soggiogare – essere soggiogati, dominare-essere dominati.

In questa fase il narcisismo è in primo piano: la conquista dell’indipendenza, soprattutto attraverso il camminare e il controllo sfinterico, la possibilità di opposizione e di contrattazione di fronte all’oggetto materno, il sentimento di onnipotenza e sopravvalutazione ne sono la manifestazione.

La relazione sessuale così caratterizzata è di tipo omosessuale, qualunque sia il sesso reale dell’oggetto, essendo la caratteristica genitale , per ora, accessoria.

Lo stadio fallico (dopo il 3° anno)

E’ il periodo, questo, in cui le pulsioni parziali precedenti si unificano sotto un certo primato degli organi genitali, ma non si tratta ancora di una genitalizzazione della libido. In questo periodo il bambino prende coscienza dell’organo genitale maschile. Compare la masturbazione infantile, il cui determinante occasionale è l’eccitazione naturale della minzione.

Il controllo dello sfintere vescicale maschile comporta fierezza narcisistica che sarebbe dovuta al fatto che i genitori fanno sì che il bimbo si vergogni al momento degli insuccessi di questo controllo.

La masturbazione primaria lascia tracce profonde e inconscie nella memoria e sembra che sia una delle cause principali della forte amnesia infantile, la quale è strettamente collegata all’attività repressiva dei genitori e alle fantasie, ai fantasmi sessuali propri di questa età, il più spesso di natura edipica, quindi angoscianti e colpevolizzanti.

In questa fase, tuttavia, il pene non è percepito come un organo genitale , ma come un organo di potenza o di completezza, cioè come un fallo. I bambini sono diventati capaci di distinguere i sessi, ma lo fanno solo in funzione di una realtà anatomica esterna e falsamente interpretata.

Si tratta della differenza non di un uomo o di una donna, ma della differenza tra la presenza e l’assenza di un solo termine. I due genitori saranno vissuti in funzione della loro potenza o della loro debolezza , simbolizzate da questo possesso o meno. Questo è lo stadio anche del diniego di questa differenza, che consisterà nel negare la castrazione narcisistica con la negazione del sesso femminile per il bambino, mentre per la bambina consiste nel negare la castrazione con la rivendicazione del fallo (narcisistica).

La reazione affettiva che segue alla constatazione dell’assenza del pene nella bambina, comporta nel maschietto la paura di perderlo, nella femmina il desiderio di averlo. Questa angoscia di incompletezza o di carenza determina l’angoscia di morte, contro la quale ci si difende con il fantasma di desiderio di avere un bambino ( una sorta di duplicazione di sé).

Quindi, il bambino sapendosi possessore di un pene lo superinveste, libidicamente (masturbazione), ma soprattutto in quanto simbolo della valorizzazione narcisistica di sé, contrassegnata dalle esigenze esibizionistiche di questo stadio. Si dice che Il bambino si identifica col suo pene.

Nella bambina la vagina viene ignorata e l’attività sessuale è clitoridea, dato che il passaggio dalla clitoride alla vagina, come zona erogena dominante avverrà quando si avvicina la pubertà. Scoprendo la mancanza del pene , dopo un periodo di disconoscimento e di speranza , si vede obbligata ad accettare abbastanza in fretta questa assenza.

Il complesso di Edipo

La bambina entrerà nell’Edipo assumendo in sé una ferita narcisistica profonda, che comporterà sentimenti di inferiorità sul piano corporeo e genitale, complicato e rafforzato da fattori socio culturali. Ella si difenderà dapprima rivendicando l’organo genitale perso (desiderio del pene), sperando di poterlo riacquistare; poi obbligata ad accettare la carenza non la perdonerà a sua madre , della quale diventerà gelosa, e si avvicinerà al padre, sperando di averlo da lui; il desiderio di avere un figlio dal padre si sostituirà al desiderio del pene.

Il complesso d’Edipo ha un ruolo fondamentale, un ruolo di organizzatore centrale nella struttura della personalità. Rappresenta l’asse di maggior riferimento della psicogenetica umana per gli psicoanalisti freudiani, qualsiasi sia la loro appartenenza ad una scuola particolare. Appare tra i 3 e i 5 anni d’età ed è un conflitto sessualmente specificato, giocato in una problematica a tre, i tre personaggi della famiglia : bambino, padre, madre e dà inizio alla genitalizzazione della libido.

Con la risoluzione del complesso di Edipo le scelte oggettuali, cioè il desiderio di possedere sessualmente un individuo, per esempio l’attrazione del maschio per la madre, sono sostituite da identificazioni, che vuol dire il desiderio di assomigliare a qualcuno, per es. il bambino che imita le caratteristiche del padre. L’energia liberata dall’Edipo in una considerevole quantità , generalmente, verrà investita nell’acquisizione di un assetto intellettuale, e pronta per essere più tardi diretta su altri oggetti (identificazione secondaria).

L’Edipo segna l’apice della sessualità infantile facendola pervenire alla genitalità, in cui c’è il primato della zona genitale, il superamento dell’autoerotismo e l’orientamento verso oggetti esterni, a seguito dell’avvenuta costituzione della realtà dell’oggetto, che si definisce come oggetto globale, intero e sessuato, sostituendosi all’oggetto parziale delle pulsioni pregenitali.

Quest’oggetto sessuale , in quanto edipico , è destinato a scomparire: la sua reviviscenza si attua normalmente con lo spostamento dell’immagine parentale su altri oggetti interi determinando la scelta dell’oggetto d’amore definitivo ( partner adulto).

La dissoluzione dell’Edipo lascia il posto a due istanze morali: l’Ideale dell’Io, avviene quando il bambino attribuisce poteri magici ai genitori , erede del narcisismo, ma ora per la prima volta l’idealizzazione riguarda il comportamento morale: fai questo, sii come tuo padre, pensa come lui; e il Super Io, erede dell’Edipo: non fare questo, non fare come tuo padre, sii come lui ma scegli un altro oggetto, rappresenta l’interiorizzazione di tutte le proibizioni passate e presenti, soprattutto riguardo alla pulsione sessuale.

Il bambino non si identifica col genitore reale, ma con quello idealizzato, puro, senza difetti, fedeli ai loro principi. Lo fa così bene che alla fine si identifica con il Super Io proprio dei genitori. Tutti abbiamo tratti dei due genitori nel proprio Super Io, ma come dice Fenichel, nelle nostre condizioni sociali è il Super Io paterno in generale più decisivo tra i sessi, in quanto fonte di maggiori frustrazioni sia per il maschietto che per la femminuccia.

Il periodo della latenza

In questo periodo (5-6 anni d’ètà fino alla pubertà) si assiste ad un arresto nello sviluppo sessuale , è tutto tranquillo, il bambino è impegnato in altri interessi che hanno più un carattere sociale, scuola, compagni di gioco ed altri oggetti del mondo reale. La desessualizzazione si accompagna all’instaurarsi delle relazioni oggettuali e i sentimenti: c’è una prevalenza della tenerezza sui desideri sessuali. Tuttavia, spesso, si tratta di un riposo solo apparente e in realtà la masturbazione,le tendenze edipiche e le regressioni pregenitali continuano in una certa misura. E’ un età particolarmente ricettiva a livello intellettuale, nella nostra civiltà è considerata l’ètà della ragione.

La pubertà

Si tratta in realtà di una crisi, così detta, dell’adolescenza, il cui inizio mette fine alla latenza. Il compito psicologico più importante è l’adattamento della personalità alle nuove condizioni prodotte dalle trasformazioni fisiche.

Prima di tutto , vi è una riviviscenza pulsionale forte, brutale a volte drammatica, poiché si riattivano in modo spropositato , sia le pulsioni sessuali sia quelle aggressive.

Lo sviluppo sessuale sembra riprendere esattamente al punto in cui era stato lasciato all’epoca della risoluzione del complesso edipico. Regolarmente si verifica un’intensificazione delle pulsioni edipiche. Associata a ciò si verifica una crisi narcisistica e identificatoria con particolari dubbi angosciosi sull’autenticità del sé, del corpo, del sesso. Si osservano spesso, anche al di fuori di ogni fattore o contesto psicotico, sentimenti di bizzarria e stranezze. Inquietitudini spesso molto vive si manifestano a proposito delle parti del corpo che si trasformano. Il maschio continuerà ad attribuire un valore narcisistico al pene; la femmina effettuerà un cambiamento di direzione con tendenza a trasferire l’interesse per gli organi genitali su tutto il corpo La pubertà rappresenta l’ultima occasione offerta all’adolescente di risolvere spontaneamente il conflitto edipico se non è stato risolto e le strutture psichiche (nevrotica, psicotica, stati limite) possono rientrare in gioco.

La pubertà propriamente detta definita dall’accesso alla maturità sessuale fisica è contrassegnata dal fatto che, da questo momento la libido si concentrerà specificatamente sui sentimenti, scopi e idee genitali. La masturbazione diventa un’attività espressiva delle tendenze genitali acquisite, essa si esprime come un bisogno nello stesso tempo molto forte ma condannato, sia da sé che dagli altri, che crea sentimenti di colpa intensa, benché si tratti nel nostro contesto socio culturale di un fenomeno normale. Ciò probabilmente accade per la reviviscenza dei problemi edipici non risolti e per i fantasmi masturbatori che l’accompagnano, che sono molto spesso di natura edipica.

La pubertà si considera superata, cioè la sessualità è insediata nella personalità, quando il soggetto è capace di avere un orgasmo completo (Fenichel).

Le relazioni oggettuali,nel periodo preadolescenziale, sono caratterizzate da un ritorno della libido verso gli oggetti d’amore dell’infanzia, i genitori, e la prima mansione dell’Io sarà proprio quella di abbandonare questa scelta parentale a tutti i costi: è la rivolta puberale contro i genitori, l’autorità e i suoi sostituti simbolici.

Questa lotta contro i vecchi investimenti libidici può portare sia al rigetto totale dei genitori, alla rottura a un modo di vita complementare diverso, sia al riassetto di un equilibrio con una tolleranza reciproca ,con un affetto condiviso. La soluzione di questo conflitto dipende , appunto, dalle modalità di risoluzione o di non risoluzione del conflitto edipico. La scelta di nuovi oggetti libidici avrà per l’adolescente un ruolo molto importante. Il più delle volte si tratta di attaccamenti compulsivi e transitori sia a persone della stessa età sia a persone più adulte, che rappresentano chiaramente sostituti di figure parentali.

Queste fissazioni amorose transitorie rappresentano non tanto delle relazioni oggettuali, ma piuttosto degli attaccamenti identificatori, infatti spessissimo vengono tanto rapidamente ed altrettanto rapidamente scompaiono. Molto spesso si verifica anche che i giovani si riuniscano in gruppi omosessuali per evitare la presenza eccitante dell’altro sesso , contemporaneamente per evitare di essere soli, e accade che quello che si cerca di allontanare ritorna nelle amicizie allacciate nella speranza di evitare relazioni sessuali oggettuali. Allora, si possono fare esperienze omosessuali tra adolescenti, ed è facile che accada, e non devono essere considerate forzatamente scelte definitive, ma testimonianza della solidità dell’identificazioni parentali, che l’adolescente cerca di risolvere e qualunque sia la scelta che farà, avrà in ogni caso risolto il suo problema d ‘identità, gruppo sociale d’appartenenza permettendo.

Il Caso Clinico di Mario

Mario è un ragazzo che compirà 13 anni a settembre. Ad ottobre 2003, è venuto da me , forzato dalla madre , una donna di 40 anni , madre anche di una ragazza di qualche anno in più rispetto a M.. Moglie felice di un uomo di anni 45, professionista, che però ha un lavoro , se pur ottimo, in una città del nord. Per questo motivo il padre di Mario  è fuori tutta la settimana e sta poco in casa per forza di cosa. E’ un uomo abbastanza ambizioso ed è molto legato alla famiglia. La madre di Mario è casalinga, mi ha dato l’impressione di una donna perfetta. Segue moltissimo i figli, è una donna curata, ha una casa grande perfettamente sistemata.

Il giorno del primo appuntamento nel mio studio

Il giorno del primo appuntamento lei era molto agitata, parlava affannosamente. Cercava di spiegarmi i problemi del figlio. Mario era molto chiuso. Anche fisicamente, si presentava ricurvo su sé stesso . Non voleva entrare nello studio. Diceva che sentiva soffocarsi, che la stanza gli girava attorno. E’  scappato fuori, e poi ha cominciato a fare dentro e fuori. Era molto agitato. Vedeva che la madre non lo seguiva e si preoccupava di controllare quello che mi diceva facendo dentro e fuori nella stanza.

La madre si lamentava del comportamento del figlio e non credeva a tutti i sintomi che il ragazzo lamentava. Mal di testa , mal di pancia. Aveva reazioni di rabbia eccessiva se spostavano gli oggetti di casa. Non sopportava le luci. Dimostrava paure eccessive , del tipo non era in grado di andare da una stanza all’altra da solo e di accendere le luci. Presentava tremolii ed una grande confusione. La madre era arrabbiata per questo comportamento del figlio, soprattutto perché fino al mese di giugno, si era comportato normalmente. Era un ragazzino normale. In casa nessuno si spiega questo cambiamento. La signora riferisce che Mario  si comporta così da quando ha dovuto fare una risonanza magnetica. Questa era stata fatta  proprio per accertare alcuni dei disturbi prima menzionati, di cui non si capiva l’origine. D’allora tutto era precipitato e c’era stato un peggioramento continuo. Io ascolto ed osservo quanto succede per capire cosa stesse esprimendo tutta quella situazione.

Il mio colloquio con Mario

A quel punto mi viene istintivo rassicurare il ragazzo, dicendogli che io credevo alla sua sofferenza. Contestualmente cerco di evidenziare alla madre, che in quel momento anche lei era chiaramente sofferente. Perché io avrei dovuto credere a lei e non al ragazzo? Mi sembravano molto simili!

Il ragazzo accetta di parlare con me e via via mi racconterà le sue cose , anche se con molta difficoltà!

I vari colloqui cominceremo a farli in macchina. Sono io che esco dallo studio e vado nell’auto dove è lui. Parleremo anche solo per pochi minuti, fino a quanto lui ce la fa. Riusciamo a creare un rapporto di fiducia.

Lui entrerà nello studio successivamente mi racconterà tutte le sue paure. Nel frattempo cerco di creare delle cose in comuni tra noi. Per es. ”il tifo” per la Roma, l’amore per i cani, e cose simili. Lui mi chiamerà la mia amica Flori. Ci scambieremo il numero  di cellulare., e mi chiamerà a volte per raccontarmi delle cose.

Mario mi racconta le sue paure

Mi parla di come si è sentito solo quella volta della risonanza magnetica, al buio. Si era sentito soffocare, della paura della morte. Mi parla della paura di saltare il muretto a di salire su di una scala per saltare. Cose che tutti i suoi amici di scuola fanno. Dell’imbarazzo che prova quando lo prendono in giro per questo.

Mi racconta del suo stare male a scuola, dove non viene creduto neanche dalle insegnanti, che non capiscono e si lamentano del suo comportamento!

Io l’aiuto , faccio colloqui con i genitori per far comprendere loro la natura del problema di Mario  ed anche con le insegnanti e tutti hanno dimostrato di poterlo sostenere.

I genitori hanno accettato che Mario  rimanesse a casa rischiando di essere bocciato. E le insegnanti promettendo di aiutarlo in questo anno  scolastico.

Così Mario  non va più a scuola, sta in casa tutto il giorno, gioca con il game boy, guarda la tv oppure gioca col pallone fuori nel grande giardino che è intorno alla casa!

Le insegnanti sono andate a trovarlo con la classe, a volte dei ragazzi vanno a trovarlo. Sta molto insieme al padre il fine settimana , il quale gli insegna a saltare il muretto!

Mario migliora ma ….

Migliora moltissimo, le paure scompaiono , anche i dolori scompaiono: uno ne resta non vuole più uscire di casa , nemmeno per venire alla terapia.

Mi telefona, mi dice che vorrebbe, ma poi non ci riesce, torna la confusione e il male di tutto! Io aspetto, gli dico che non fa nulla , io ho pazienza , gli do tempo anche se incomincio ad intuire che sta succedendo qualcosa.

Un giorno il padre mi chiama per telefono e si lamenta del comportamento del figlio. Nonostante sappia anche che se lui non viene in terapia questa viene pagata ugualmente, si sente preso in giro dal figlio. Questi a suo dire  promette di venire e poi dice di stare male e all’ultimo momento non viene. Soprattutto , si lamenta perché a volte il figlio sembra migliorato, invece peggiora. Infatti ora vuole dormire sempre nel letto matrimoniale e manda via sua moglie,. Lui è ben felice di passare il tempo col figlio, ma vorrebbe dormire con la moglie.

… Si rifiuta di venire

La madre viene in una delle ultime sedute al posto del figlio dicendo ”così almeno posso pagarle il mese”. Riprendendo lo stesso filo del marito. Aprendo la borsa tira fuori il game boy del figlio e mi racconta quello che era successo tra loro.

Siccome lui si rifiutava di venire, lei gli ha preso il gioco dicendogli che l’avrebbe venduto per pagare le sedute a cui lui mancava. Mario  ha reagito con una forte crisi di pianto. Ma lei non ha ceduto. Mi racconta anche lei del peggioramento di Mario  in quanto era tornato a dormire nel letto matrimoniale ed è veramente arrabbiata per il fatto che la manda a dormire nel suo lettino e lui resta col padre.

Non c’è verso per farlo tornare al suo letto. Anzi la cosa peggiora se lei dà un bacio al marito! In questa seduta, viene fuori che lei ha sofferto molto per la nascita di Mario  in quanto l’avevano fatta aspettare per molto tempo con il bambino che aveva già la testolina quasi fuori. E  che poi il bambino aveva il cordone ombelicale attorno al collo. Per fortuna è stato aiutato bene a nascere, ma ha sofferto molto , anche lui.

Vado a “vedere” a casa di Mario

Tutte queste cose mi avevano creato una sensazione nuova. Del resto anch’io pensavo per mio conto al perché Mario  non ce la faceva più a venire. Ma mi cercava ! Allora ho pensato di andare io da lui. Parlando di questo mio dubbio ad un collega mi suggerì di andare a casa sua. “Vai a casa sua , forse vuole farti vedere qualcosa!” Ed io l’ho fatto.  Ed ho visto!

Mario  mi ha accolto con gioia. La sua casa era molto accogliente ed era ancora più bella in quella giornata di sole in mezzo al verde della Valle Roveto.

Gli dico di fermarci a parlare in giardino, per questo, ma lui vuole farmi entrare in casa, nell’enorme perfetta cucina della mamma!

Mario vuole mostrarmi il suo ambiente

In quell’attimo ho pensato che voleva farmi vedere proprio quello. L’ambiente in cui lui si era rifugiato.

Mi è tornato in mente in quel momento il pensiero che avevo fatto la prima volta avendolo visto e la cosa mi aveva intenerito.  “Ha il viso di una bambina! Con queste guance piene e lisce e la boccuccia a cuoricino!“. Questo avevo pensato, eppure guardandolo bene ora sembrava di no.

Gli chiedo cosa succede. Gli racconto quello che i genitori mi hanno detto. Gli chiedo cosa volesse fare nel mandare via la madre dal letto? E cosa voleva dire quel suo stare dapprima in casa, nel regno di lei, e poi prendendo il suo posto nel letto accanto al padre.

Se questo aveva a che fare con il malessere scolastico e delle prese in giro dei suoi amici. Forse era una femminuccia se non riusciva a scavalcare il muretto? Questo voleva dire prendere il posto di mamma? Mario  è molto partecipe in questo colloquio e si deprime perché , appoggia la testa sul tavolino. Voleva evitare tutto questo. Lui vorrebbe essere come papà ma sente di non potersi staccare da mamma, anche se a volte la odia.

Per esempio quando lei gli racconta bugie e l’aveva fatto il giorno prima, prendendogli il game boy e dicendo di venderlo per pagare le sedute. Quando è tornata a casa lui ha notato che la borsa della madre era rigonfia, l’ha aperta e il suo gioco era ancora lì!

Mario vuole essere come il papà

Gli chiedo cosa avesse voluto fare la madre in quel modo. Lui dice che il game boy è il suo gioco preferito, e forse voleva obbligarlo in quel modo a venire alla terapia così lei non aveva più pensieri! Così stai meglio e torni fuori a giocare? E lei si libera di te?

Era questo quello che è successo quella volta facendo entrando nel tubo o buco nero della risonanza magnetica? Ma vale la pena di essere lei per non perderla? E prendere il suo posto nel letto di papà?

Lui risponde che vuole essere come papà. Allora gli propongo di chiarire bene questi suoi pensieri strani , che lo fanno sentire diverso dai suoi amici, e pauroso come una femminuccia e su quest’accordo ci siamo dati il solito appuntamento per il lunedì. Ed io ho fiducia che verrà.

Partendo dalla base sicura il bambino può iniziare a muovere i primi passi lontano dalla mamma e cominciare ad esplorare il mondo esterno e a stimolare lo sviluppo delle funzioni cognitive, certo di poter tornare in qualsiasi momento dalla mamma stessa.

Ora ci possiamo chiedere: quale sarà il destino di questo ragazzo? Come si svilupperà o meglio definirà la sua identità : in senso maschile? O in senso femminile? In ogni caso : cosa lo renderà felice? l’indirizzo sessuale affermato o il suo benessere psicofisico? ?

A cura di Floriana de Michele

Psicologa Psicoterapeuta Avezzano

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