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Sexting e cybersex : il rischio del coronavirus.

Emergenza Coronavirus

L’emergenza sanitaria del Coronavirus ha obbligato tutti a mediare le relazioni tramite lo schermo di un computer o di un telefono alimentando l’internet addiction (come cybersex e sexting). Da un lato il web si è costituito e si costituisce come una risorsa per compensare la carenza di stimoli scaturita dalla pandemia. Dall’altro rischia di amplificare i fenomeni di Internet Addiction. La tecnologia, che all’alba di questa pandemia è apparsa come il salvavita delle relazioni sociali e affettive, se non viene usata con consapevolezza e responsabilità, potrebbe mostrare il suo lato oscuro.

Tecnica e tecnologia

Secondo Freud l’essere umano è un animale despecializzato. Questo significa che, a differenza degli altri animali, non è in possesso di istinti particolari che gli garantirebbero la sopravvivenza, ma ha bisogno di strumenti che superino l’ambiente. A tale scopo adempie la tecnica. Essa si riferisce ai mezzi (le tecnologie) che compongono l’apparato tecnico, ma anche alla razionalità che regola il loro utilizzo. Se da un lato la tecnica ha aiutato l’uomo ad espletare i suoi compiti nel corso della storia, dall’altro il suo sviluppo eccessivo potrebbe comportare dei rischi. A tal proposito Galimberti ci fa notare come la situazione, soprattutto negli ultimi anni, si sia rovesciata. Se all’inizio era la tecnica ad essere nelle mani dell’uomo, ora è l’uomo ad essere nelle mani della tecnica. Proprio col progredire della tecnologia infatti, si assiste all’emergere di nuove dipendenze legate al cattivo utilizzo di questi strumenti. Da qualche decennio si è cominciato a parlare delle cosiddette Internet Addiction, fra le quali vi rientra anche il fenomeno del Cybersexual Addiction : Essa è generata dell’eccessivo impatto della tecnologia sulla comunicazione sessuale.

Internet Addiction

La dipendenza da Internet da che cosa è data? Dal tempo che passiamo in rete? Si e no. Gli psicologi concordano sul fatto che si parla di dipendenza da Internet solo quando l’uso della rete è tale da compromettere la sfera affettiva, lavorativa e sociale dell’individuo. Banalmente, una persona può passare molte ore in rete senza che questo comprometta il suo funzionamento. Oltremodo è vero che, come testimoniano numerose ricerche, chi passa molte ore online ha più probabilità di essere coinvolto in problematiche matrimoniali, lavorative, scolastiche e così via. Possiamo concludere che il tempo va a costituirsi come un fattore che indirettamente incide sulla definizione di dipendenza. Per tale ragione si può ipotizzare che l’eccessivo utilizzo della rete, scatenato dal coronavirus, possa portare ad un incremento delle dipendenze dalle nuove tecnologie. L’Internet Addiction tra i suoi sintomi comprende la perdita del senso del tempo trascorso online. Può portare a  problemi nel portare avanti altri interessi e altre attività e la chiusura nei confronti dei familiari e degli amici. Il soggetto dipendente inoltre, dopo un iniziale stato di euforia, prova un forte senso di colpa dato dall’eccessivo utilizzo di Internet.

La sessualità in quarantena: tra sexting e cybersex

Nelle ultime settimane i servizi come PurnHub, in Italia, riportano un aumento di circa il 50% di traffico online, concentrato soprattutto nelle ore notturne. Un aumento significativo e incentivato da molti siti porno che, durante la quarantena, stanno offrendo abbonamenti gratuiti. Notizia che ha fatto molto rumore e che è stata riportata da varie testate giornalistiche. “Coronavirus, quarantena a luci rosse: Pornhub, regalo piccante per chi resta a casa”, è la notizia riportata da Libero Quotidiano il 13 Marzo del 2020. Una situazione che rende fruibile e a costo zero un enorme quantità di materiale video pornografico. I primi ad usufruirne sembrano essere i single o le coppie non conviventi che, trovandosi in una condizione di astinenza sessuale causata dalla quarantena, sono chiamati a riadattare e reinventare la propria sessualità. Sia per i single che per le coppie a distanza aumentano i fenomeni di sexting e cybersex.

Definizione di Cybersex e di Sexting

Il termine Cybersex, sesso virtuale, si riferisce a tutte quelle attività attraverso le quali si ottiene gratificazione o eccitazione sessuale utilizzando il web. Il Sexting, molto diffuso soprattutto tra gli adolescenti e i giovani adulti, si riferisce invece alla pratica di inviare testi, messaggi, video e immagini a contenuto sessuale esplicito. Soluzioni che, in questo periodo, permettono ai single di aprirsi a nuove conoscenze e alle coppie non conviventi di mantenere una comunicazione sessuale attiva, nel rispetto delle regole promulgate per contrastare la diffusone del Covid-19. Il distanziamento sociale infatti si è dimostrata una misura efficace nella lotta contro il virus. Una regola che va estesa anche agli incontri sessuali con persone con cui non si convive. Lo stesso Ministero della Salute argentino ha incoraggiato la pratica del sesso virtuale e della masturbazione fino alla fine della pandemia. Tuttavia, è necessario tener a mente che queste “pratiche online”, pur essendo efficaci nella lotta contro il virus, non sono esenti da pericoli.

Il lato oscuro del sexting e del cybersex

Il sexting può portare con sé una serie di conseguenze negative. Innanzitutto, vi è la perdita del controllo del materiale condiviso che una volta inviato può essere diffuso in rete senza il nostro consenso. I materiali inviati possono essere utilizzati per vari scopi. Quando vengono adoperati per pratiche di vittimizzazione rischiano di generare fenomeni di Cyberbullismo. La persecuzione nei confronti della vittima diventa alla portata di tutti e può materializzarsi in qualsiasi momento attraverso la pubblicazione di messaggi, video, foto che la umiliano. Una situazione che ci apre anche al pericolo di poter commettere o subire reati penali, come la diffusione di materiale pornografico minorile. Per tutte queste ragioni, il sexting si configura come una pratica che richiede maturità, alta fiducia nell’altro e conoscenza dei rischi a cui ci esponiamo. Esso non è l’unica soluzione che la rete ci offre nel campo della sessualità. Il web può aprirci a un mondo online del porno che è sconfinato e non pone alcun limite alla fantasia erotica. Un’ampia scelta che può generare lunghe ore di ricerca del materiale online che, ripetendosi, possono assumere carattere compulsivo e quindi di dipendenza.

Cybersex Addiction

Questa dipendenza da attività sessuali virtuali è definita Cybersexual Addiction e rientra nel più ampio quadro delle Internet Addiction, rispecchiandone le caratteristiche principali. Per di più, possiamo affermare che tali fenomeni non riguardano solo single e coppie non conviventi, ma possono colpire anche coloro che hanno una famiglia. In questi casi il disturbo che si verrà a configurare sarà molto più ampio, poichè coinvolge la famiglia nel suo insieme.

Le conseguenze della Cybersex Addiction

Quali sono le conseguenze? Uno studio ha messo in luce come le conseguenze negative di comportamenti sessuali online di dipendenza si ritrovano all’interno della relazione di coppia ma anche nel rapporto con i figli. I partner dei pazienti dipendenti sono investiti da forti emozioni negative quali, rifiuto, abbandono, vergogna, rabbia, gelosia, nonché da un forte calo dell’ autostima. Tra gli intervistati, 91 donne e 3 uomini, il 22% era separato o divorziato e molti, fra quelli ancora sposati, pensavano di farlo. Inoltre, quasi il 70% delle coppie aveva perso il desiderio sessuale verso il partner.

Gli effetti su tutta la famiglia

Gli effetti ricadevano anche sui bambini e includevano: esposizione al cyber porno, coinvolgimento nei conflitti tra i genitori, nonché mancanza di attenzioni e cure da parte di entrambi i genitori (uno impegnato al computer, l’altro preoccupato per lo stato di dipendenza del compagno). Il dipendente baratta il tempo trascorso in compagnia dei propri cari con ore da trascorrere in rete, e all’aumentare del tempo passato online la persona tende a delegare all’altro della coppia ogni responsabilità quotidiana, dal semplice fare la spesa al prendersi cura dei propri figli. Tutto questo provoca un deterioramento dei rapporti familiari che, nei casi più estremi, può arrivare alla rottura. Uno scenario che, calato nella corrente situazione pandemica, si tradurrebbe in una solitudine nella solitudine.

Prevenzione

Come educare i giovani all’uso della rete? Di primaria importanza sembra essere l’intervento di figure che sensibilizzino i giovani a un corretto e responsabile uso della rete. A tal proposito, le iniziative che cercano di sopperire alla mancanza di educazione online nei giovanissimi sono numerose. Da qualche anno è nato il Safer Internet Day, una giornata mondiale per la sicurezza in rete. Dietro il progetto, coordinato dal Safar Internet Center (SIC) di ogni singolo Paese, ci sono INSAFE e INHOPE, due network impegnati nel campo della sicurezza online. Un progetto che dura tutto l’anno e che si avvale della collaborazione con gli istituti scolastici di molti paesi. Inoltre il SIC ha messo a disposizione un vademecum online che riporta sia gli eventuali pericoli che si potrebbero incontrare in rete, sia i riferimenti dei servizi regionali a cui rivolgersi nel caso in cui ci si scontra queste problematiche. Save the Children, la più grande organizzazione internazionale per la difesa e la promozione dei diritti dei bambini, ha messo in luce come quasi il 90% dei minori italiani naviga su Internet.

“Posta con la testa” : campagna di sensibilizzazione

Questo dato li ha spinti a portare avanti numerose attività di sensibilizzazione rivolte a preadolescenti e adolescenti, nelle quali vi rientra la campagna: “Posta con la Testa”. L’obbiettivo è quello di spingere i ragazzi a riflettere sulla conseguenze di comportamenti potenzialmente rischiosi, quali postare foto o video seducenti e provocanti che, una volta messi in rete, diventano accessibili a chiunque. Per quanto riguarda la sessualità emerge la necessità di creare uno spazio in cui se ne possa parlare liberamente. La comunicazione ricopre un posto di primaria importanza in quanto accoglie l’espressione delle paure, dei timori e delle angosce legate alla sfera sessuale. Privando i giovani di questi spazi, corriamo il rischio che essi ricerchino una risposta in rete, la quale veicola pratiche del piacere, spesso, slegate dall’affettività. La sessualità così perderebbe la dimensione affettiva, conservando solo quella del sesso come piacere e performance.

Evitare che il cybersex si trasformi in internet addiction

Come evitare che il sesso online si trasformi in una dipendenza? Innanzitutto è necessario regolare l’utilizzo della rete. Il tempo che passiamo online va limitato. A tal proposito, si può pensare di utilizzare blocchi o timer preimpostati per limitare l’uso del web. Un altro dato importante, ai fini della prevenzione, è quello che collega l’uso smisurato di Internet a problemi emotivi sottostanti come stati d’ansia, di depressione e di forte stress. Il ricorso all’autoerotismo, ad esempio, spesso rappresenta un tentativo di sedare uno stato di agitazione o di ansia. In casi come questo, è utile individuare strategie più mirate che ci consentano di mitigare questi stati affettivi. Si può pensare di ritagliarsi uno spazio giornaliero e dedicarlo a esercizi motori, tecniche di rilassamento o pratiche meditative. Nei casi più gravi si può considerare l’idea di rivolgersi a uno psicoterapeuta. Molti sono i professionisti che, in questo periodo, stanno offrendo il loro aiuto tramite servizi online.

A cura della Tirocinante Ambra Cialfi – Tutor Dott.ssa Floriana De Michele

Bibliografia

1. Young, K. S. (1999). Internet Addiction: symptons, evaluation, and treatment. Clinical Practice, 19.

2. Perilli, E. (2012). Ombre iper-moderne. Magi, Roma.

3. Schneider, J. P. (2000). Effects of cybersex addiction on the family: Results of a survey. Sexual Addiction and Compulsivity, 7, 31-58.

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gioco d'azzardo

Dipendenza Gioco d’azzardo

Dipendenza senza sostanza

Ad oggi risulta abbastanza semplice poter identificare i comportamenti compresi nelle dipendenze classiche (alcol, droga), diventa più complicato inquadrare la dipendenza SENZA sostanza.

Le nuove forme di dipendenza infatti oggi non trovano collocazione clinica all’interno degli attuali manuali di classificazione. Tranne per il gioco d’azzardo patologico inserito nella categoria: “disturbi del controllo degli impulsi non altrove classificati”.

Storia clinica del Gioco d’azzardo

Ripercorrendo la storia clinica del gioco d’azzardo, emerge che per molto tempo è stato considerato un comportamento tipico della persona moralmente debole. Con il tempo gli è stato dato un inquadramento diagnostico diventando il problema psicologico e psichiatrico che conosciamo oggi.

Di fatto, l’annessione del gioco d’azzardo nel campo dei disturbi psicologici è avvenuta soltanto negli anni 80 del 900. Questo ad opera dell‘ American Psichiatric Association che per la prima volta parlò del gioco eccessivo come di una patologia.

Oggi si fa riferimento, per diagnosticare la patologia, al DMS-5 che ha apportato delle differenze rispetto al precedente.

Intanto il nuovo manuale classifica il gioco d’azzardo come dipendenza, eliminando qualsiasi distinzione tra diagnosi di abuso e dipendenza tra sostanze. In tal modo unificando in un’unica sindrome, tanto grave a seconda del numero di criteri che soddisfa.

Come fare diagnosi di dipendenza gioco d’azzardo

Per poter fare una diagnosi per il gioco d’azzardo, il DSM-5 ci dice che deve presentarsi un quadro comportamentale problematico e persistente, legato al gioco d’azzardo. Tale quadro  porta a disagio o compromissione clinicamente significativi nell’arco di un periodo di 12 mesi, presenta almeno quattro tra i seguenti. 

  • 1) Eccessivo impegno e interesse nel gioco d’azzardo (per es. molto impegnato nel programmare la successiva esperienza di gioco, oppure pensare ai modi per procurarsi denaro con cui giocare).
  • 2) Come per lo sviluppo della tolleranza nei tossici, il giocatore patologico ha bisogno di giocare con quantità sempre maggiore di denaro per raggiungere l’eccitazione desiderata.
  • 3) I tentativi di smettere o ridurre l’attività ha creato stati di ansia o irritabilità nel giocatore.
  • 4) Il gioco è una valvola di sfogo dai problemi o dai propri sentimenti negativi, come il senso di colpa e la depressione.
  • 5) Il giocatore passa da un gioco ad un altro anche dopo aver perso (rincorrendo le proprie perdite).
  • 6) Il giocatore mente a tutti cercando di mascherare l’entità del suo problema.
  • 7) È spesso preoccupato dal gioco d’azzardo (per es., ha persistenti pensieri di rievocare esperienze passate di gioco d’azzardo, di soppesare o programmare l’azzardo successivo, di pensare ai modi per procurarsi denaro con cui giocare.
  • 8) Per il gioco d’azzardo ha messo a rischio perso una relazione, il lavoro, opportunità di carriera.
  • 9) Il giocatore chiede aiuto ad amici e conoscenti per poter avere il denaro, non solo per giocare, ma spesso per pagare i debiti di gioco.

Gioco d’azzardo nel DSMV vs DSMIV

Il nuovo Manuale elimina, a differenza del precedente, gli atti antisociali: ‘ha commesso atti illegali come falsificazioni, frode, furto o appropriazione indebita per finanziare il gioco d’azzardo’ riducendo il numero dei criteri da 10 a 9.

Come nel DSM-IV, anche la quinta edizione del Manuale prevede che la diagnosi di gioco d’azzardo patologico, venga esclusa se i comportamenti di gioco compaiono nel corso di un disturbo maniacale (o ipomaniacale). Quindi non va valutato il gioco d’azzardo patologico, solo ed esclusivamente se il gioco risulta una nota espressione dell’eccitamento maniacale.

Cosa porta all’insorgenza di questa patologia?

Intanto bisogna chiarire che il giocatore formula pensieri del tutto erronei rispetto al gioco, come per esempio l’illusione di controllare la situazione, le superstizioni, la speranza di riguadagnare quanto ha perso etc., e per chiarire le motivazioni che rendono alcuni soggetti piu’ predisposti di altri c’è da dire che numerosi studi suggeriscono la correlazione alcuni tratti psicologici e l’insorgenza di comportamenti additivi.

Molte ricerche, ad esempio, confermerebbero l’associazione tra i tratti temperamentali sensation seeking (il piacere derivante dalle attività rischiose) e novelty seeking (ricerca di novità) e la addictive personality (personalità dipendente). In altre indagini, inoltre, è stata rilevata uno stretto legame tra sensation-seeking-behaviour e recettore D4 per la dopamina, che significa che c’è una correlazione tra sensation-seeking e sistema dopaminergico della gratificazione.

Inoltre, i tratti “ricerca della novità” e “impulsività” rappresentano importanti predittori dello sviluppo di condotte dipendenti.

A livello chimico le beta-endorfine e la dopamina sembrano avere un ruolo importante nei comportamenti di gioco.

Il ciclo della dipendenza è caratterizzato, secondo Koob e Volkow (2010), da 3 stadi: intossicazione/abbuffata; astinenza/effetto negativo, preoccupazione/anticipazione.

Ciascuno dei tre stadi ha una specifica area cerebrale di risposta area tegmentale ventrale (lo stadio di intossicazione); amigdala (stadio di astinenza); corteccia prefrontale (stadio di preoccupazione/anticipazione).

Ma quali sono le dinamiche che conducono l’individuo a sviluppare una dipendenza da gioco? Attualmente i modelli più accreditati che spiegano questo processo sono due. Il primo modello fu elaborato da Sharpe (Sharpe2002) ed è noto come Modello Biopsicosociale.

Secondo questo modello, il giocatore avrebbe una predisposizione genetica (la componente biologica) rispetto alla modulazione di dopamina, serotonina e noradrenalina, responsabili di una successiva vulnerabilità psicologica (componente psicologica).

La componente sociale riguarda tutto ciò che si pensa del gioco in ambito familiare o nel contesto sociale.

Modello patologico del gioco d’azzardo

Secondo questo modello il gioco patologico si sviluppa e si mantiene per effetto di condizionamento classico e operante: quindi il gioco viene associato a uno stato di eccitazione (il condizionamento classico), che a sua volta condiziona positivamente il soggetto verso il gioco. Le vincite, per quanto saltuarie, fungono da rinforzi alimentando le distorsioni cognitive. (le vincite e le perdite saranno giustificate utilizzando distorsione cognitive, bias, per esempio, in caso di vincita il giocatore attribuirà a sé stesso il merito aumentando il suo senso di potere personale).

Blaszczynski et al (Blaszczynski 2002), propongono un modello che presuppone l’esistenza di tre tipologie di giocatori d’azzardo.

La prima tipologia è il giocatore che non presenta problemi psicologici e sviluppa la dipendenza a seguito di un condizionamento classico o operante.

Per questo giocatore il gioco è un mezzo per divertirsi e stare in mezzo agli altri.

La seconda tipologia ha già una situazione patologica rispetto a stati di ansia e depressione, una vita familiare problematica e non possiede risorse per fare fronte ad eventi stressanti.

Il gioco diventa un mezzo per gestire stati emotivi negativi o di ricerca di stimolazione emotiva.

Della terza tipologia fanno parte soggetti con un pregresso di vulnerabilità emotiva, e tratti di personalità antisociale, comportamenti impulsivi difficoltà a mantenere alta l’attenzione.

Sono persone che possono avere problemi legali, abusare di alcol e altre sostanze.

Il DSM-5 è molto chiaro circa l’esito del disturbo, parlando di remissione precoce e prolungata.

Nel primo caso il soggetto, a seguito della diagnosi si trova per un periodo di almeno 3 mesi in una condizione di assenza completa di sintomi, che porterà alla remissione prolungata qualora trascorrano 12 mesi consecutivi senza il quadro sintomatologico.

È importante sottolineare che per il DSM-IV il paziente affetto da dipendenza da gioco non aveva possibilità di guarigione mentre per il DSM-5 la guarigione è possibile.

Un grazie a tutti che commenteranno e metteranno un “mi piace” ?).

Bibliografia

Sperry, L. and Sperry, J. (n.d.). Cognitive behavior therapy of DSM 5 personality disorders.

Blaszczynski A, Ladouceur R, Shaffer HJ. A science-based framework for responsible gambling: the Reno model. J Gambl Stud 2004; 20: 301-17.

Koob GF, Volkow ND. Neurocircuitry of addiction. Neuropsychopharmacology 2010

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