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La necessità della psicologia nel trattamento chirurgico dell’obesità.

Cos’è la chirurgia bariatrica

Poco si sente parlare della chirurgia bariatrica, eppure è un ramo della medicina molto attiva e conosciuta specialmente tra le persone in sovrappeso. Perché? Perché la bariatria si occupa dell’obesità e dei metodi per curarla e la chirurgia consiste in un insieme di interventi e procedure che hanno come obiettivo la perdita di peso.

Questo tipo di operazioni sono molto complesse e hanno forti ripercussioni sull’equilibrio psico-fisico della persona in sovrappeso.

La necessità di un sostegno psicologico

In virtù di ciò, il paziente per accedere all’intervento deve essere consapevole del percorso che dovrà affrontare, fortemente determinato a seguire rigorose linee guida alimentari e a svolgere una regolare attività fisica post-operatoria.

Infatti, oltre la dieta, è previsto un trattamento medico post-operatorio (spesso a base di integratori ormonali o vitaminici da assumere per tutta la vita al fine di compensare il ridotto assorbimento di nutrienti essenziali) e un follow- up (assistenza medica a distanza di tempo dall’operazione per aiutare il paziente a mantenere lo sforzo iniziale di perdita di peso) ai quali non si può non prendere parte.

Tener fede a questi impegni è indispensabile per mantenere i risultati ottenuti con la chirurgia, che senza assistenza e sostegno psicologico andrebbero persi.

Opportunità della chirurgia bariatrica

Abbiamo detto che la perdita di peso è lo scopo della chirurgia bariatrica che, però, ha come obiettivo anche quello di ridurre il rischio di malattia associato all’obesità.

Attualmente questo tipo di chirurgia rappresenta un’opzione idonea per pazienti che:

  • presentano una grave obesità
  • non sono riusciti ad ottenere risultati efficaci con un programma alimentare controllato
  • presentano patologie associate, come ipertensione, ridotta tolleranza al glucosio, diabete mellito, iperlipidemia e apnea ostruttiva del sonno
  • presentano un IMC (Indice di massa corporea) > 40 (obesità di IIIa classe/gravissima)
  • presentano IMC > 35 (obesità di IIa classe/grave), associato ad almeno una condizione patologica connessa all’obesità in grado di migliorare con la perdita di peso.

L’obesità è una psicopatologia ?

Prima di esporre come lo psicologo può entrare in gioco nelle fasi pre e post operatorie, rispondiamo alla domanda che a questo punto vi starete ponendo: “Ma l’obesità è una malattia psicologica?”.

Risposta: l’obesità non è in sé un disturbo psicopatologico.

Anche se nel 2007 Devlin M.J. ha scritto un articolo dal titolo “Is there a Place for obesity in DSM V?”, pubblicato nell’“International Journal of Eating Disorders”, in cui l’autore riesamina le tematiche inerenti la possibilità di considerare l’obesità, o alcuni aspetti dell’obesità, come un disturbo mentale da inserire nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali dell’American Psychiatric Association (DSM-5).

L’obesità può essere associata a disturbi del comportamento

Tutto quindi è in fase di discussione, ma è opportuno evidenziare che statisticamente l’obesità è associata ad alcuni disturbi quali binge-eating (Disturbo da alimentazione incontrollata caratterizzato da abbuffate incontrollate e ricorrenti), depressione, disturbo bipolare, schizofrenia.

Partendo da questo spunto per una riflessione, è necessario ammettere che un comportamento, anche se non considerato patologico, può avere effetti sulla salute delle persone, sia da un punto di vista fisico che psicologico. È quindi importante promuovere i comportamenti sani o modificare quelli disfunzionali attraverso la psicoterapia.

L’Obesità: un disturbo fisico, psicologico e sociale

L’obesità viene definita dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) come una condizione clinica caratterizzata da un eccessivo peso corporeo per accumulo di tessuto adiposo in misura tale da influire negativamente sullo stato di salute del soggetto obeso.

Per lo più l’obesità viene concepita come un aumento del peso (quindi “ponderale”), ma se si prendono in considerazione le cause scatenanti di comportamenti alimentari non salutari, allora si scopre che i fattori interagenti sono molteplici e vanno a toccare diverse sfere, da quella alimentare a quella psicologica, passando per la sfera sociale.

Non solo puro piacere di mangiare, ma malesseri psicologici (aspetti emotivi ansiogeni o depressivi), momentanei o cronici, inducono il soggetto a cercare giovamento nel cibo, il cosiddetto “comfort food”: il soggetto in sovrappeso trova consolazione e conforto nel cibo, raramente salutare.

Simbiosi tra Chirurgia e psicologia 

Chi cerca conforto e la soluzione al proprio problema nel cibo spesso si affida alla chirurgia e rifiuta un trattamento psicologico perché non vuole conoscere le cause del proprio problema, che spesso sono i fattori primari.

Così come la sola terapia psicologica non assicura un calo del peso, così anche la sola chirurgia non fa in modo che il paziente mantenga il calo ponderale ottenuto con l’operazione perché quest’ultima non riesce a modificare a lungo termine gli atteggiamenti disfunzionali che sono stati causa del rapporto insano o problematico con il cibo.

Trattamento psicologico  nella fase pre-operatoria

Il trattamento psicologico che può essere intrapreso prima di sottoporsi all’operazione è la dietoterapia associata ad una psicoterapia. Questa può aiutare il soggetto a modificare il comportamento alimentare disfunzionale. Si  riattivano così quelle abitudini e stili di vita sani che promuovano l’interazione sociale.

La Società Italiana Chirurgia dell’Obesità (S.I.C.OB.) individua come primo passo quello di eseguire una valutazione psicodiagnostica. Questa tende  ad individuare non solo le caratteristiche di personalità del paziente ma anche le eventuali controindicazioni specifiche per la chirurgia bariatrica.

Prima di procedere con l’operazione, è necessario valutare se il paziente è pronto ad affrontare il lungo percorso post-operatorio. Le variabili da valutare sono il senso di autoefficacia personale, sintomatologia depressiva, ansia, disturbi pregressi (ad esempio disturbo post-traumatico da stress). Queste variabili dovrebbero essere approfondite maggiormente per avere degli indicatori di efficacia più definiti. Lo scopo è sempre quello di non vanificare l’intervento chirurgico e l’impegno emotivo del paziente.

Trattamento psicologico  nella fase Post-operatoria

Al follow-up medico, dovrebbe affiancarsi un’assistenza psicologica a lungo termine. Questo  in quanto un aspetto di fondamentale importanza è la valutazione che la persona obesa ha della propria immagine corporea.

La body image è un costrutto psicologico complesso che comprende aspetti percettivi, emotivi e relazionali legati al proprio aspetto fisico. Bisogna  avere  chiari effetti sul funzionamento sociale e sulla qualità di vita.

Infatti l’obesità spesso nasce dove c’è un distacco dalla rete sociale e chiusura in sé stessi.

Purtroppo però la psicologia viene presa in considerazione per lo più in fase diagnostica e valutativa. Invece sarebbe ideale che il paziente arrivi in sala operatoria  consapevole del proprio sovrappeso. Ma anche delle cause che lo hanno portato all’obesità, convinto di avere la capacità di modificare i propri atteggiamenti disfunzionali con il cibo.

Se hai trovato interessante questo articolo, puoi leggere anche: Depressione: sintomi, cause e possibilità di cura.

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