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La social Frenesia

“Preparatevi a vivere la vostra vita senza alcun rischio o pericolo. Potete vivere la vostra vita senza limitazioni, e divenire chiunque voi vogliate essere… nel comfort e nella sicurezza di casa vostra”

Tratto dal film “il mondo dei replicanti”, 2009.

La frenesia dei social

Se qualcuno di voi ha visto il film “il mondo dei replicanti” saprà che parla di un mondo distopico in cui uno scienziato, inventa degli avatar (definiti surrogati), identici agli umani.

Gli avatar comandati a distanza, da casa dalle persone che decidono di usarli, trasmettono tutte le percezioni dell’ambiente in cui vivono. Sicché l’essere umano smette di uscire di casa e preoccuparsi della propria immagine e igiene personale, ma cura maniacalmente il surrogato. Questo invece, è perfetto e impeccabile, rimandando un’immagine impeccabile della persona che sta imitando.

Sono del parere che se vogliamo conoscere lo specchio dei cambiamenti che una società sta attraversando dobbiamo studiarne l’arte, in tutte le forme. Ed  il cinema è una forma di arte che ha sempre rappresentato la realtà umana riflettendo sul suo passato e proiettandolo nel suo futuro.

Realtà fisica e realtà virtuale

Diversi film parlano dell’abbandono da parte dell’essere umano della realtà fisica in favore di quella virtuale.

Qualche anno fa George Orwell, scriveva “1984” (pubblicato nel 1949). Il racconto di una realtà in cui la vita degli abitanti è costantemente spiata da telecamere, che sono presenti in ogni abitazione e punto delle città.

Il potere in questo modo controlla i cittadini anche nella loro vita intima assicurandosi la padronanza totale sulle loro vite.

Fa riflettere il fatto che anni fa la distopia, cioè l’utopia negativa o antiutopia di una immaginaria società altamente indesiderabile o spaventosa fosse rappresentata dalla paura del controllo capillare che strisciava anche nella vita più privata di ciascuno.  Fa riflettere il fatto che oggi non solo la distopia è diventata una realtà. Ma sembra che VOGLIAMO essere spiati costantemente: ecco, questo non lo aveva previsto nessuno.

Ed è così che ogni esperienza, da una semplice cena romantica, ad una serata con le amiche viene VOLONTARIAMENTE messa in piazza, condivisa, per meglio dire. Evidentemente Orwell aveva sovrastimato l’essere umano che nel suo 1984 si ribellava e mal viveva il controllo costante, rimandando un’immagine di un essere umano che comunque difende la propria libertà.

Il social media marketing

Perché la febbre dei social, la social frenesia appunto, la malattia “facebook”, l’egocentrismo dei social network, il narcisismo dei social network, la malattia dei like ad ogni costo, dei post comunque sia , ci ha resi schiavi dell’apparire. Ci ha reso dipendenti dalla rete, da internet, a sfavore di una reale esperienza di vita che in questo modo ci scorre davanti e noi a malapena ce ne accorgiamo.

Una spiegazione al fenomeno l’ha fornita Patricia Wallace – insegnante della Graduate School del Maryland Università College che si occupa di psicologia delle relazioni e dell’apprendimento che spiega così. ” Non possiamo dire di diventare una persona diversa online, ma proprio come ci comportiamo diversamente in spiaggia o in ufficio siamo influenzati dalle caratteristiche della rete. La maggior parte delle persone si costruisce e mantiene online una persona che è una versione in qualche modo potenziata di sé stessa. Che valorizza le caratteristiche positive e smorza quelle negative, a volte creando veri e propri personaggi nuovi rispetto al reale, anche solo per provare qualcosa di diverso”.

Se vuoi leggere qualcosa sull’argomento trovi un libro interessante su Psicologia Internet.

Cosa spinge le persone ai social network?

Samantha Bernardi e Ambrogio Pennati (vedi sul sito BrainFactor ), psicologi, recentemente hanno pubblicato sul sito BrainFactor, risposte a queste domande.

Le prime ricerche hanno cercato di elencare le motivazioni che spingono alla social frenesia, come così tante persone a iscriversi a Facebook o altre piattaforme. Alcune ricerche (basandosi sulla teoria dei bisogni di Maslow) hanno spiegato come i social network, aiutano gli iscritti a soddisfare molti dei bisogni di cui necessitano. Ad esempio il bisogno di sicurezza, bisogno di fare amicizia, bisogno di stima ed autorealizzazione.

I social network (Facebook) , i social clubs, il social media, facebook soprattutto , forniscono inoltre l’illusione di non essere mai soli.  Per cui se si è a casa, sul divano e ci si sente giù di morale, basta connettersi e vedere che ci sono molti utenti online come noi. Non siamo soli, quindi la realtà di casa ci sembrerà fredda e vuota, mentre Facebook appare colorato e pieno di gente.

E il social network, il social media marketing diviene un social boom, una social frenesia appunto, con tanti social network nuovi e tra essi i social più usati.

Quali effetti dei social su noi stessi ?

Questi cambiamenti, hanno chiaramente degli effetti su di noi che siamo esseri in continuo mutamento. Intanto la dipendenza febbrile nel chiedere tutto a Google, dal tempo che fa , dalle mappe, a “chi ha scoperto l’America” fino a “la data della fine della seconda guerra mondiale”. Ciò potrebbe verosimilmente atrofizzare le nostre capacità intellettive, avendole abbandonate totalmente in favore di una più rapida ricerca su internet che dà risposte immediate. Noi diventiamo sempre più smemorati e cominciamo quindi ad essere “valorosi” a seconda del valore del nostro ultimo smartphone. Perché LUI è potente, LUI fa foto bellissime, LUI è veloce e cerca risposte ad ogni esigenza.

L’uso di internet per rilassarsi, per non pensare, vedere su facebook salvini, fare su facebook login, cercare su facebook marketplace, o accedendo su facebook anche come visitatore. Fare su Facebook  l’iscrizione o login, ha sostituito tutte le attività che facevamo per staccare la spina e non pensare. Si è rivelato così bello che facciamo di tutto per farlo accadere, basta pensare che non riusciamo a stare senza tv, o radio accese in casa o in macchina. Siamo presi da una frenesia social. Il silenzio significa stare soli con noi stessi e spesso spaventa.

Il cambiamento è avvenuto quando un secolo fa la velocità è diventata un valore con l’avvento delle nuove tecnologie. L’uomo ha cominciato a doversi adattare alle velocità delle macchine e non il contrario. La velocità è divenuta sinonimo di essere vivi, giovani e pronti, la lentezza essere vecchi. Muoversi rapidamente significa vivere più intensamente.

E non è mai stato vero come oggi che tutti hanno la sensazione di non avere tempo per cui questo tempo va massimizzato per non sprecarlo. E in questo lo sviluppo di internet si è inserito: nell’esigenza di velocizzare, non perdere tempo a pensare, a ricordare, a ragionare. Ci pensa lui! Ma a che prezzo? Guardare un film al cinema scorrendo il cellulare, non assaporare una cena prima di averla fotografata, …?

Se hai trovato interessante questo articolo, puoi leggere anche: Cinema Avezzano : cinema che esperienza !

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