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Coronavirus e salute mentale

La salute mentale riguarda lo stato di benessere emotivo e psicologico delle persone, mentre la salute in generale si riferisce alla buona qualità e durata di vita per tutti. Il rapporto stretto tra Coronavirus  e salute mentale  ha prodotto negli individui varie e molteplici  conseguenze psicologiche. L’urgenza degli interventi psicologici hanno prodotto sostanziali modifiche nei processi di cura. Nei DSM (Distretti di Salute Mentale) presenti sul territorio italiano, dove si interviene sulla psicopatologia, gli interventi psicologici si sono potenziati.  I servizi ed i singoli studi degli psicologi hanno dovuto far fronte alla fragilità emotiva dell’essere umano che ha perso l’innata capacità di preservare la condizione ottimali di efficienza a livello individuale, sociale ed economico.  Il benessere psicofisico naturale di fronte alla pandemia pare si sia squilibrato e abbia evidenziato le diverse manifestazioni di disagio  personale  o di psicopatologia fino a questo momento tenute sotto controllo e nemmeno lontanamente pensate.

Diffusione della malattia mentale

L’Organizzazione Mondiale della Sanità, già nel 2019, considera  l’anno successivo 2020, un anno fortemente critico per la malattia mentale, a prescindere dallo scoppio della pandemia. Secondo la stima fatta dall’OMS, la malattia mentale, infatti, raggiunge il secondo posto tra le patologie mondiali più diffuse. Essa si è posizionata, per la forte incidenza sulla popolazione, prima delle malattie oncologiche e dopo le malattie cardiovascolari. La causa di questa ascesa è  individuata negli stressors costanti e le richieste sempre maggiori a cui la società dinamica ed esigente sottopone gli individui quotidianamente. A questo proposito, Coronavirus e salute mentale risultano strettamente interconnessi concorrendo al potenziamento della malattia mentale.

Coronavirus e salute mentale: la piattaforma disciplinare Headway 2020

A livello europeo, nell’Ottobre del 2019, è stata proposta Headway2020 una piattaforma disciplinare, apparsa nel 2017, in grado di confrontare le differenti esperienze europee nella sanità. Il confronto è realizzato dal punto di vista sanitario, ma anche dei luoghi di lavoro, delle scuole e della società più ampia, grazie all’impegno di esperti provenienti da Italia, Spagna e Polonia. Ad oggi,  la minaccia Covid-19 risulta portatrice di paura, allarmismo e caos, oltre ogni previsione. Essa ha messo fortemente a rischio la salute fisica e psichica dell’intera popolazione mondiale.  I servizi e le strutture di cura sul territorio italiano  sono risultati  invasi da molteplici problematiche presentatesi in modo inatteso. Ciò è confermato dalla diretta  esperienza vissuta nel Centro di Salute mentale dell’Aquila, della psicologa e psicoterapeuta, dottoressa Floriana De Michele. La criticità  maggiormente riconosciuta è stata  la mancanza di coordinamento all’interno dei sistemi sanitari.

Dipartimento di Salute Mentale (DSM)

Il Dipartimento di salute mentale è una strutture composta da diversi servizi che si fanno carico della domanda legata alla cura, all’assistenza e alla tutela della salute mentale nell’ambito di un territorio definito dall’Aziende Sanitarie Locali (ASL). Secondo regolamentazione, i servizi facenti parte del DSM sono basati su un modello di cura centrato sulla comunità e organizzato in base a distretti corrispondenti a diverse aree geografiche. All’interno dei DSM operano équipe multidisciplinari, composte da psichiatri, psicologi, consulenti per la riabilitazione, infermieri, terapisti occupazionali e operatori sociali. Le  équipes  sono così formate per garantire un’ampia gamma di cure che vanno dal trattamento d’emergenza alla riabilitazione a lungo termine.

Coronavirus e salute mentale: blocco delle attività

Dall’8 Marzo 2020, il blocco di tutti i servizi di cura ha riguardato le Regioni che hanno dovuto recepire i provvedimenti adottati dal governo. Si è dovuto ridurre al minimo il rischio di contagio e dovuto sviluppare piani emergenziali. Si è provveduto  alla chiusura immediata delle unità ambulatoriali meno gravi. Le strutture rimaste aperte sono state i servizi ambulatoriali urgenti come la dialisi, la chemioterapia ed alcuni servizi adibiti alla cura mentale e all’abuso di sostanze. Una delle problematiche più gravi, in questo periodo di pandemia, è stata proprio la gestione degli interventi in questi servizi. L’assenza di linee guida specifiche per gli operatori e tutto il personale sanitario, almeno inizialmente, ha reso difficoltoso l’approccio alla situazione.

Centri di Salute Mentale (CSM)

I singoli dipartimenti sono stati costretti a sviluppare dei piani d’emergenza propri e particolareggiati in pochissimo tempo. Pur di continuare ad effettuare i lavori di cura, riabilitazione o di consulenza, si sono dovute modificare al meglio l’interazione, il setting e la gestione della struttura sanitaria. Per i pazienti si è provveduto ad effettuare incontri online. I Centri di Salute Mentale sono centri di primo riferimento per i cittadini con disagio psichico. Ad essi solitamente è affidato il coordinamento in ambito territoriale di tutti gli interventi di prevenzione, di cura e di riabilitazione dei cittadini con patologie mentali. In periodo di coronavirus e salute mentale le visite sono state limitate solo a quei pazienti definiti psichiatrici gravi, bisognosi di interventi individuali a cadenza settimanale o necessitanti di un trattamento farmacologico.

L’aggiornamento delle professioni sanitarie

In questo periodo, a tutto il personale è stata richiesta una conoscenza approfondita di una parte prettamente burocratica ed amministrativa che permettesse l’assunzione di una più accurata e specifica condotta professionale. Il Ministero della Salute ha immediatamente organizzato un corso FAD tramite il suo portale per l’aggiornamento di tutte le professionalità sanitarie. I pazienti del CSM,  più di tutti gli altri, al fine di evitare ogni possibilità di contagio o infezione hanno il bisogno di saper trattare le informazioni e riflettere sull’importanza di conoscere ed eseguire alla lettera le procedure suggerite dal governo e dal Ministero della Salute. Ecco perché la buona condotta dell’operatore sanitario, è stato il maggior intervento educativo verso i pazienti.

Il piano di Emergency ONG ONLUS

Emergency ONG Onlus, attiva dal 1994 nel mondo, e dal 2006, anche in Italia, ha preparato una documentazione destinata alle figure professionali. Tale materiale illustra in modo dettagliato l’approccio migliore alla gestione delle strutture sanitarie durante l’epidemia. L’approccio in questione è nato da una revisione del piano emergenziale Ebola ed ha previsto il dover considerare tutti come possibili portatori del virus e, pertanto, tutti soggetti contagianti. Ogni struttura ospedaliera è stata considerata come un luogo di rischio e di contaminazione.  Ciò ha portato a limitare determinati servizi di cura, a compartimentare luoghi, ambienti e persone ( distanza minima di 1 metro).  Per la stessa ragione,  il materiale ha una collocazione precisa da dover rispettare, con una manovra di continua e specifica igienizzazione. Lì dove è possibile, l’utilizzo delle strumentazioni viene limitato al necessario. Tale approccio è stato adottato anche nel CSM e nelle altre locazioni adibite alla cura mentale. All’interno dei reparti sono state sviluppate delle procedure d’isolamento, in base alle condizioni architettoniche locali e funzionali.

Vigilanza sulla sintomatologia Coronavirus (Covid-19)

La vigilanza sulla sintomatologia Covid-19 è dunque aumentata ed è stato revisionato anche il meccanismo di dimissione dei pazienti più gravi. I pazienti sono stati educati ed informati al meglio sul contagio e sui rischi d’infezione. Le somministrazioni farmacologiche sono modificate. Si pone una maggiore vigilanza sull’uso degli antipsicotici, possibili responsabili di un’alterazione dei riflessi deglutitori e di depressione respiratoria. Si pone, inoltre, un’attenzione minuziosa all’assunzione congiunta di differenti medicinali. Si riducono al minimo le benzodiazepine e, dove è necessario, si usano solo quelle a emivita breve.

Esperienze internazionali

La Cina per prima ha dovuto affrontare la problematica legata alla gestione dell’emergenza Coronavirus, sia nelle persone psicologicamente sane che nella popolazione di pazienti psichiatrici, riscontrando diverse criticità, mai affrontate prima. Molti pazienti con psicopatologie, hanno avuto difficoltà a comprendere e ad aderire al distanziamento sociale e agli altri regolamenti, aumentando la probabilità di diffondere il virus. Di conseguenza, prendendo esempio dall’esperienza della sanità cinese, le altre nazioni hanno sentito la necessità di distribuire ed utilizzare in maniera più efficace le risorse a disposizione.

I centri di diagnosi e cura per i malati psichiatrici con coronavirus

Sulla scia di tali necessità appena considerate, il 25 Marzo 2020, lo Sheba Medical Centre, in Israele, ha aperto il primo servizio psichiatrico di diagnosi e cura dedicato esclusivamente ai pazienti positivi al Covid-19. Anche a Codogno è stato possibile delimitare prontamente una zona per i pazienti affetti dal virus, attrezzando una parte del SPDC, divisa dal resto della struttura da un area “cuscinetto”, adibita alla vestizione e svestizione degli operatori. Per quanto riguarda i pazienti psichiatrici meno gravi, l’accesso è stato fortemente limitato, ma le terapie non sono state arrestate. Sono state implementate le attività in videoconferenza del personale e gli incontri attraverso webcam o telefonate con i pazienti, seguendo minuziosamente l’esempio del lavoro condotto prima in Cina, che si è dimostrato valido ed efficace.

Uso della strumentazione tecnologica

Il presidente della Società Italiana di Epidemiologia Psichiatrica (SIEP), Starace, ha affermato l’estrema utilità dei servizi di cura mentale fornendo istruzioni d’uso per i DSM. Si ritiene, infatti, la valutazione del miglioramento continuo della qualità delle pratiche e delle procedure adottate, uno degli obiettivi di intervento del CSM. Seguendo quest’ottica si è promosso l’uso della strumentazione tecnologica come approccio sostitutivo al tradizionale. Conseguentemente l’uso di telecomunicazioni come possibile alternativa alle comunicazioni vis a vis, è divenuto frequente, ma le criticità presentate nelle diverse strutture, dovute alla pandemia, non sono state del tutto risolte. Basti pensare ai Centri Diurni dove solitamente il lavoro viene svolto in un gruppo durante tutto l’arco della giornata ed il rischio di addensamenti è maggiore.

Aspetti psicologici e Coronavirus (COVID-19)

Introducendo il significato di episodio ansioso acuto, con manifestazioni psicopatologiche successive alla pandemia, si può osservare come il Covid-19 abbia apportato dei cambiamenti nella psiche della popolazione in generale, e non solo nei pazienti con psicopatologie. A tal proposito, facendo riferimento alle caratteristiche d’incontrollabilità e  imprevedibilità dell’evento e di intensa stimolazione sensoriale, si può parlare di trauma.

La necessità di un supporto psicologico

Nello specifico si può parlare di trauma collettivo, dato da una catastrofe sociale e causata da un evento sociosanitario: lo scoppio imprevisto dell’epidemia. Anche persone che non hanno mai avuto necessità di un intervento terapeutico, prima della pandemia, si sono ritrovate a chiedere un supporto di natura psicologica.  La sofferenza, l’ansia, la depressione ed una serie di emozioni negative dettate dall’incertezza, dallo stress e dalla difficoltà nell’elaborazione del trauma hanno destabilizzato la comunità. Molti individui, soprattutto residenti nelle zone dell’Italia settentrionale, hanno perso familiari, amici e conoscenti a causa della malattia virale. Altri hanno perso il lavoro, a causa del lockdown e della chiusura di aziende e locali. Altri ancora sono stati costretti ad una convivenza forzata con familiari problematici o dipendenti da sostanze. Ci si è ritrovati ad affrontare una situazione mai verificatasi prima, senza avere le informazioni, le abilità e le risorse adeguate per poterla superare al meglio.

Necessità di assistenza psicologica per i malati di coronavirus

Ad oggi, andando oltre ogni genere di previsione, secondo quanto riportato dal Presidente del CNOP Lazzari, 8 italiani su 10 hanno bisogno di assistenza psicologica e viene chiesto al sistema pubblico sanitario di assicurare un sostegno per gestire al meglio la fase critica. Anche sotto questo aspetto le hotlines telefoniche si sono dimostrate il più efficace strumento di supporto e di risposta, sostitutivo all’incontro e alla consulenza tradizionali.

Attivazione del numero verde 800 833 833

Così, dal 27 Aprile 2020, il Ministero della Salute e la Protezione Civile, hanno attivato anche il numero verde 800 833 833. Quest’ulteriore linea telefonica si presenta con un’organizzazione a due livelli di risposta, uno mirato ad affrontare il disagio attraverso una consulenza; l’altro invece attraverso un numero maggiore di colloqui. La linea è attiva dalle 8 alle 24 e, riportando quanto detto dal Ministro Speranza, è nata come una risposta strutturata, accurata e prontamente disponibile a tutti i componenti di una data società. Dunque, oltre al mantenimento continuo della cura per i pazienti con psicopatologie già diagnosticate, ciò a cui i servizi di salute mentale mirano è la promozione di un equilibrio psicofisico per la popolazione generale e l’ evitamento di possibili ricadute, come conseguenti reazioni disadattive al trauma.

Il Mental health Psycho-Social Support

I servizi di salute mentale mirano al mantenimento continuo della cura per i pazienti con psicopatologie già diagnosticate, alla promozione dell’equilibrio psicofisico per la popolazione generale e all’ evitamento di possibili ricadute, come conseguenti reazioni disadattive al trauma. Per affrontare il coronavirus e salute mentale, una delle possibili strategie è la risposta MHPSS (Mental Health Psycho-Social Support), inserita dal 2007, nelle linee guida del Comitato Permanente Inter-agenzie (IASC). La risposta MHPSS indica, tra le strategie pluriformali principali, proprio il trattamento dei disturbi psicopatologici. Qualsiasi tipo di supporto, di prevenzione e protezione per promuovere la salute ed il benessere psicosociale deve fare riferimento al trattamento del disagio psicologico.

Mappatura delle competenze nelle strutture sanitarie

La componente MHPSS nella risposta Covid-19 deve essere fondata sul contesto. A tal fine, è di fondamentale importanza mappare le competenze delle strutture di cura esistenti in ogni regione, comprese quelle private oltre che pubbliche. La mappatura funge da meccanismo base per coordinare, riunire e mobilitare tutte le risorse, funge da strategia per la risoluzione delle criticità date dall’assenza di linee guida specifiche.

Webcam e telefonata come strumenti terapeutici

L’adattamento dei servizi esistenti devono essere continui e costanti alle nuove condizioni ed al cambiamento dei modelli di ricerca al fine di minimizzare il rischio di contagio e per non interrompere il supporto necessario dato alla comunità, anche a distanza. In quest’ottica, l’intervento attraverso la webcam o la telefonata è stato utilizzato  come ausilio momentaneo per l’interazione e come sostituto funzionale all’interruzione della cura. Tra le varie tipologie d’intervento è stata prediletta anche l’informazione mediatica, promuovendo messaggi educativi e rassicuranti e prestando particolare attenzione soprattutto ai gruppi più vulnerabili.

Consapevolezza dello stato di salute e promozione del benessere psicofisico

Il bisogno di relazione è insito nell’uomo ed è, perciò, legittimo provare angoscia o sentire il peso del distanziamento sociale, per questo i messaggi di sanità pubblica, riguardanti l’isolamento e le difficoltà, sono stati modificati ed adeguati anche alle persone “emarginate”. L’aspetto psicologico va curato su ogni fronte ed è di fondamentale importanza continuare a promuovere ed alimentare la consapevolezza del proprio stato psicofisico. Come servizio di cura della salute mentale sul territorio, composto dalle differenti strutture di riferimento, il DSM ha la responsabilità morale, sociale e professionale di garantire cura e supporto a chiunque ne necessiti, a partire da chi non ne ha mai avuto bisogno fino a giungere a chi invece soffre di gravi disturbi diagnosticati.

Bibliografia

• A.Onofri, C. La Rosa. Trauma, abuso e violenza. Andare oltre il trauma (2017) Edizioni San Paolo.

• Addressing Mental Healt and Psychosocial aspects of Covid-19 outbreak. (2020) IASC Reference Group on Mental Healt and Psychosocial Support in Emergency Settings, OMS.

• A.D’Agostino, B. Demartini, S. Cavallotti, O. Gambini, Mental healt services in Italy during the Covid-19 outbreak. Vol 7, May 2020, Lancet Psychiatry.

• S. Lìu, L. Yang, C. Zhang et al. Online mental healt services in China during the Covid-19 outbreak. Feb 18, 2020, Lancet Psychiatry.

• G. Martinotti, La gestione del paziente psichiatrico durante l’emergenza Covid-19 (2020), University “G.D’Annunzio”, Departement of Neuroscience, Imaging, Clinical Sciences.

• Emergency ONG ONLUS, Protocolli Covid-19, 10 Marzo 2020,

A cura della Tirocinante Gina Ragusa – Tutor Dott.ssa Floriana De Michele

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