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Attacco di panico: sintomi, cause e trattamento

L’attacco di panico è un evento improvviso di estremo disagio caratterizzato da sintomi somatici e cognitivi, descritto come un’esperienza terribile da chi l’ha vissuto.

Panico, ansia e paura

Spesso chiamati erroneamente “crisi d’ansia” o “attacchi d’ansia”, gli attacchi di panico differiscono in realtà dall’ansia e dalla paura non solo a livello quantitativo, e quindi per la violenza dell’episodio, ma anche a livello qualitativo.

Mentre l’ansia coincide con la paura di uno stimolo atteso ma non ancora presente (e per questo accompagnata spesso dall’aggettivo “anticipatoria”), l’attacco di panico si presenta di solito inaspettatamente e senza alcun rapporto con gli stimoli ambientali.

L’attacco di panico si differenzia poi per la presenza di caratteristici pensieri di morte o di perdita di controllo, che costituiscono i suoi sintomi cognitivi.

Il soggetto vittima di un attacco di panico non capisce cosa gli stia succedendo, è confuso e disorientato e gli unici pensieri che riesce a formulare riguardano appunto la paura di stare impazzendo o di essere vicini alla morte. Basti dire che un’alta percentuale di persone che arrivano al pronto soccorso convinte di avere un infarto in corso stanno invece esperendo un attacco di panico.

Attacco di panico: i sintomi nel dettaglio

Come già accennato i sintomi dell’attacco di panico si dividono in fisiologici:

  • palpitazioni, cardiopalmo o tachicardia;
  • sudorazione; tremori fini o a grandi scosse;
  • dispnea o sensazione di soffocamento;
  • mancanza d’aria;
  • dolore o fastidio al petto;
  • nausea o disturbi addominali;
  • sensazioni di sbandamento, di instabilità, di testa leggera o di svenimento;
  • sensazione di irrealtà o di essere distaccati da sé stessi;
  • sensazioni di torpore o di formicolio;
  • brividi o vampate di calore

e cognitivi:

  • paura di perdere il controllo o di impazzire;
  • paura di morire.

Ovviamente questi sintomi non devono necessariamente presentarsi tutti insieme, ma ne bastano 4. è comunque necessario che siano presenti sia sintomi fisiologici che cognitivi.

Inutile dire che i sintomi fisiologici sono molto comuni nell’esperienza quotidiana di tutti, visto che sono i classici seni dell’attivazione fisiologica. Questa aspecificità dei sintomi causa nel soggetto affetto da disturbo di panico il cronicizzarsi degli attacchi secondo un meccanismo circolare difficile da disapprendere.

Il disturbo di panico

L’attacco di panico può presentarsi in maniera isolata e non comparire più nella vita dell’individuo, ma più spesso si cronicizza andando a costituire un vero e proprio disturbo. Di solito la prima rara eventualità capita quando l’attacco di panico non viene riconosciuto, ad esempio può venire scambiato per un abbassamento di pressione ortostatica.

Il DSM 5 prevede i seguenti criteri diagnostici:

1) Attacchi di panico inaspettati ricorrenti.

2) Almeno uno degli attacchi è stato seguito da 1 mese (o più) di uno (o più) dei seguenti sintomi:

  • preoccupazione persistente di avere altri attacchi;
  • preoccupazione a proposito delle implicazioni dell’attacco o delle sue conseguenze (per es., perdere il controllo, avere un attacco cardiaco, “impazzire”);
  • significativa alterazione del comportamento correlata agli attacchi.

Tutti e due i criteri devono essere soddisfatti per poter parlare di Disturbo di panico.

La cronicizzazione del panico è causata dalla stessa preoccupazione di nuovi attacchi: il soggetto interpreta ogni segno di attivazione fisiologica come sintomo di un nuovo attacco di panico innescando una risposta ansiosa che causa l’attacco stesso.

Terapia del panico

La terapia più indicata per questo disturbo è la psicoterapia psicoanalitica. L’obiettivo è disinnescare il circolo vizioso che causa la comparsa di nuovi attacchi di panico. Si cerca in soldoni di insegnare al paziente a riconoscere e gestire l’attacco di panico.

La terapia farmacologica è invece sconsigliata perché c’è un alto rischio che il paziente diventi dipendente dai farmaci, iniziando a utilizzarli come oggetto controfobico.

Nei casi in cui comunque questa si rendesse necessaria i farmaci d’elezione sono le benzodiazepine, anche se stanno cedendo il passo agli antidepressivi SSRI che vengono utilizzati sempre più estesamente per i ridotti effetti collaterali.

Se queste due classi di farmaci dovesse fallire si può ricorrere

  • agli antidepressivi triciclici che sono un po’ datati ma ancora efficaci
  • come ultima spiaggia, agli IMAO che presentano però molti effetti indesiderati e richiedono molta attenzione e un’alimentazione ristretta.

Il disturbo è estremamente invalidante quindi un intervento è sempre necessario. Le ripercussioni sulla vita sociale e lavorativa possono essere addirittura tragiche, arrivando all’isolamento totale del soggetto per evitare nuovi attacchi.

L’evitamento di tutte le situazioni potenzialmente ansiogene diviene la modalità prevalente ed il paziente diviene schiavo dei suoi attacchi di panico. A pagarne le conseuenze sono spesso anche i familiari costretti a non lasciarlo mai solo e ad accompagnarlo ovunque; questa dipendenza causa spesso senso di colpa e di inadeuatezza nel sogetto che possono condurre ad una depressione secondaria.

Conclusioni

Il Disturbo di panico è basato su un meccanismo circolare che si autoinnesca e autoalimenta e che causa grande sofferenza in chi ne soffre e nei suoi familiari.

Con l’intervento di uno psicoterapeuta si può spezzare il circolo vizioso e imparare a gestire gli attacchi per riappropriarsi della propria vita sociale e lavorativa.

Se soffri di questo disturbo contatta la dottoressa attraverso il form apposito nella pagina dei contatti.

Se hai trovato interessante questo articolo, puoi leggere anche: Per capire l’Attacco di panico.

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