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Psicologo del lavoro nelle organizzazioni : aspetti normativi.

Lo Psicologo del Lavoro

Se vi dicono “Psicologia” cosa vi viene in mente?

Con molta probabilità pensereste a problemi mentali, ansia, depressione, un lettino, una scrivania. Uno psicologo che è lì ad ascoltare una persona che parla, parla, parla dei suoi problemi.

O forse pensereste a uno psicologo che potrebbe aiutarvi a stare meglio, a guarire un disagio mentale.

In ogni caso, pensereste ad un rapporto “uno a uno”, cioè psicologo e paziente. Ciò che più difficilmente pensereste è uno psicologo all’interno di un’azienda o società, che segue le dinamiche di lavoro dei dipendenti. Uno psicologoche cerca di ottimizzare la produttività in base alle loro esigenze, al loro benessere e alla loro soddisfazione sul posto di lavoro.

Questo è lo Psicologo del Lavoro e delle Organizzazioni.

E se vi chiedessero “Se ti dico Psicologo del lavoro, cosa pensi?”, con altrettanta probabilità rispetto alla prima domanda, pensereste alla selezione del personale.  Ad uno psicologo che scruta dall’altra parte della scrivania il povero soggetto in fase di colloquio. Pensereste ai test attitudinali che vengono somministrati durante il processo di selezione in un’azienda.

Non è questa un’immagine completamente sbagliata. Ma essere Psicologo del lavoro davvero vuol dire solo “selezione del personale”?

La risposta è No.

Psicologia del lavoro e delle organizzazioni

Lo Psicologo del Lavoro esiste come figura professionalmente riconosciuta in Italia dalla fine degli anni ’80, cioè da quando è stato creato il primo indirizzo di laurea in Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni.

Nel corso degli anni questa figura professionale è divenuta sempre più delineata e specifica grazie all’evoluzione della normativa che regola le competenze degli Ordini professionali, a cominciare dalla Legge n°56 del 1989, dalle novità introdotte dal d.lgs. 276/2003, dalla Legge 170/2003 e dal D.M. 5/5/2004.

La specificità della professione dello Psicologo del Lavoro inizia nel campo delle risorse umane e nei processi di selezione, per poi svilupparsi anche nella formazione comportamentale, nell’orientamento, nella valutazione organizzativa e nei processi di consulenza alle organizzazioni ed agli individui.

Molte delle attività diagnostiche, quali questionari di personalità, gruppi di prove finalizzati alla selezione del personale, scale di intelligenza, ecc. , per molto tempo sono state svolte da figure professionali diverse dallo psicologo.

Esiste invece una specifica figura professionale adatta a questo tipo di attività, con competenze specifiche date da un corso di laurea in Psicologia del Lavoro (laurea specialistica) e da master professionalizzanti post-lauream.

La Psicologia del lavoro e delle organizzazioni studia i comportamenti delle persone nei vari contesti e nelle varie attività lavorative e professionali, focalizzandosi in particolare sulle relazioni interpersonali, sulle mansioni e sui compiti da svolgere all’interno delle organizzazioni.

Compiti ed operatività dello psicologo del lavoro

In altre parole, la Psicologia del lavoro prende modelli e teorie della psicologia e li applica all’ambiente di lavoro, cercando di:

  • 1. facilitare sia il benessere/salute dei lavoratori, sia il vantaggio per le organizzazioni;
  • 2. migliorare le competenze, la comunicazione, la motivazione, le relazioni sia interne che esterne.

Il compito della Psicologia del lavoro consiste nell’analisi psicologica delle interazioni tra l’individuo, i gruppi e l’attività lavorativa in relazione alla messa a punto e al funzionamento delle organizzazioni.

In questa prospettiva, l’individuo è visto come il membro di una data azienda e operatore addetto allo svolgimento di un compito che richiede una prestazione, all’interno di una qualche forma specifica di organizzazione.

Si tratta di una figura professionale che può operare nelle aziende di medio-grandi dimensioni come dipendente, oppure nelle società di consulenza che offrono servizi di counseling per la gestione delle risorse umane, con un rapporto di lavoro dipendente o autonomo o, ancora, come libero professionista.

Arriva lo Psicologo del Lavoro … Aiuto ! o forse no

Sei un dipendente?

Quante volte ti è capitato di sentirti stressato a causa di negative dinamiche tra colleghi, o negative dinamiche tra te e il capo?

Ecco che qui può intervenire lo psicologo del lavoro che si propone di prendere in considerazione le molte sfaccettature dell’esperienza lavorativa.  Nel far questo ponendo attenzione sia alle diverse condotte lavorative, sia ai processi psicologici e psicosociale che le sottendono, sia alle forme di interazione che si instaurano tra le persone ed il loro contesto lavorativo.

Occorre però superare degli “stigma” relativi a questa figura professionale.

Le aziende infatti per contenere le spese e i costi, ancora non investono sulla figura dello Psicologo del Lavoro in modo consistente. Probabilmente perché non individuano il problema vero. Se il dipendente è stressato lavorerà peggio, e minore sarà la produzione minore saranno i guadagni.

Migliorare la qualità di vita sul posto di lavoro è un risultato certo per un guadagno complessivo maggiore per tutta l’organizzazione lavorativa.

Un esempio pratico di consulenza di psicologia del lavoro

Ipotizziamo che il Direttore, una volta superata la paura di ammettere che all’interno della sua azienda vive un clima di alta tensione e che i suoi dipendenti sono insoddisfatti, chiami uno Psicologo del Lavoro per una consulenza a lungo termine.

Cosa accade a quel punto nella mente del dipendente vedendosi chiamare in riunione straordinaria per la presentazione dello Psicologo?

Può accadere che tutti si chiedano “Perché viene lo psicologo? Che problemi abbiamo? Cosa ha intenzione di fare il nostro capo? Vuole licenziare qualcuno e non sa come dircelo?”.

Tante potrebbero essere le domande, tante le insinuazioni, tante le paure.

Sia i dirigenti che i dipendenti dovrebbero superare le paure, i luoghi comuni e aprirsi a questa disciplina che già nel resto d’Europa è largamente diffusa in moltissime imprese. Un’altra paura molto diffusa e condivisa tra i responsabili d’azienda è che uno psicologo possa inventare problemi che non esistono. Questo pensiero evidentemente giustifica la decisione di non investire in questo tipo di consulenza.

Il significato di Lavorare

L’etimologia della parola “lavoro” (dal latino labor = fatica, pensa, sforzo / labare = vacillare sotto un peso) evoca sicuramente sofferenza, dolore, dipendenza, fatica, restrizione della libertà professionale.

Ma oggi il “lavoro” rappresenta “qualsiasi esplicazione di energia volta ad un fine determinato”. O anche “applicazione delle potenzialità psicofisiche dell’uomo diretta alla produzione di un bene o di un servizio.  Comunque, ad acquisire un risultato tangibile di utilità individuale o collettiva”.

Freud diceva “Amore e lavoro sono i due poli importanti nella vita”.

Perciò, se il lavoro ha tutta questa importanza e rilevanza nella vita di ogni persona, perché soffrire sul posto di lavoro a causa di dinamiche relazionali che ci fanno percepire il tempo come dilatato. Quasi infinito (“Accidenti… sono ancora le 15:00… mancano ancora due ore interminabili per tornarmene a casa!”, “Oh mio dio… è ancora mercoledì…” ?)?

Un dipendente non deciderà mai di dichiarare al Direttore la sua insoddisfazione, perché ha bisogno dello stipendio a fine mese.

È quindi importante che sia il responsabile d’azienda ad avere l’intelligenza di notare e individuare le tensioni e le cause dell’eventuale improduttività dei suoi dipendenti. Ed è qui che dovrebbe intervenire lo Psicologo del Lavoro.

Il futuro prossimo dello Psicologo del Lavoro

Nonostante le difficoltà attuali, nonostante ad oggi la Psicologia del lavoro sia per lo più legata alla selezione del personale, si stanno sviluppando buone prospettive occupazionali. Questo  in quanto sta avvenendo un cambio di mentalità, poiché l’attenzione – nelle migliori aziende – non è più concentrata sulla valutazione del personale, ma sulla valutazione del potenziale. Questo significa che per ottimizzare la produzione e trasformare il “potenziale” in “puro guadagno aziendale” occorre necessariamente agire sulla salute e sul benessere psicologico dei lavoratori dipendenti.

Se hai trovato interessante questo articolo, puoi leggere anche: Investimento finanziario: la psicologia che c’è dietro.

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